Cronaca

Commissione ambiente, Lgh spiega il futuro energetico di Cremona

Ma Malvezzi di Forza Italia insiste: "Per rendere più credibile il piano Cremona 20/30 si aggiunga una sedicesima slide: l'accantonamento dei fondi per la dismissione del termovalorizzatore e la riqualificazione del contesto"

Erano tre gli scenari usciti dal tavolo di concertazione Comune, Lgh, Aem, Padania Acque, tra i quali alla fine è stato scelto il livello intermedio conosciuto ormai come piano Cremona 20/30. Sono stati spiegati a grandi linee durate la seconda seduta della commissione Ambiente in cui i vertici di Padania Acque e di Lgh sono entrati nel dettaglio dei 15 progetti e hanno risposto ai dubbi (molti dei quali intorno al termovalorizzatore) dei consiglieri.

I tre scenari – ha spiegato l’ad di Lgh, Claudio Sanna – consistevano in un caso in una prospettiva di tipo ‘inerziale’, con ‘ricaduta sul territorio modesta e sostenibilità finanziaria ovvia’; il terzo scenario avrebbe invece implicato il revamping del termovalorizzatore, scenario descritto come ‘ambizioso’, che  avrebbe portato ad una ‘esecuzione di tutti gli investimenti previsti dagli interlocutori. Questo non sarebbe stato in linea con i principi di sostenibilità dello SteerCo ed è stato scartato’.

Quattro i criteri che il tavolo di concertazione ha adottato: il primo è stato la sostenibilità economica per i componenti dello SteerCo; poi sostenibilità economica per la comunità cremonese; criterio ambientale per il risparmio di Co2 e infine la capacità di proiettare Cremona nell’ambito delle best practice.

A2A, ha detto ancora Sanna, ha in progetto la realizzazione di termovalorizzatori nuovi, tre per la precisione (tutti fuori regione) ma di dimensioni decisamente diverse da quello di Cremona che brucia al massimo 70mila tonnellate. Per essere economicamente sostenibile un nuovo impianto dovrebbe avere una capacità di 500mila – 1 milione di tonnellate l’anno.

Lgh ha illustrato più nel dettaglio i 15 progetti contenuti nel piano 20/30. Molte le domande poste da Luca Nolli (M5S), soprattutto in merito al cronoprogramma degli interventi, che non è stato fornito. “In che punto è scritto o non è scritto la data di dismissione del termovalorizzatore?”.

“Una data c’è –  ha spiegato Sanna – ed è quella di validità dell’autorizzazione”, ossia il 2029.

Sullo stesso tema l’intervento di Carlo Malvezzi, Forza Italia: “Per chiarire ogni equivoco e per rendere ancora più credibile questo piano, che sinceramente apprezzo, dovreste inserire un’altra slide: inserire cioè il costo della dismissione di quell’impianto e della riqualificazione ambientale di quella zona. Questo è un passaggio decisivo per valutare l’intero progetto. Noi facciamo il tifo per una città con meno inquinamento”.

Una richiesta che verrà formalizzata per iscritto, con la richiesta dell’esponente di FI di inserire nel piano industriale di Lgh un accantonamento apposito per dismissione e riqualificazione dell’area circostante.

“Un impianto come quello di Cremona – ha ulteriormente  spiegato Sanna –  ha dei limiti legati a una progettazione ormai di vecchia data e risalente a quando la differenziata non esisteva o era molto limitata, ora siano al 75% e arriveremo all’85%.

Diciamo che questo impianto ha fatto il suo dovere, ma ripeto: per rendere economicamente sostenibile un termovalorizzatore servono ben altri volumi di rifiuti da trattare. Nello SteerCo non viene messo un euro per il revamping dell’impianto di Cremona, ma solo per la manutenzione ordinaria”.

Altri impianti del gruppo A2A saranno eventualmente interessati ad un potenziamento: quello di Lomellina e quelli di Milano e Brescia.  In sostanza, la multiutility ritiene più strategico investire su tematiche come il biometano legato alla coltivazione di alghe in serra (uno dei primi progetti di Cremona 20/30 a partire) o nel recupero di calore dalle attività industriali (depuratore di Padania Acque e acciaieria) piuttosto che su impianti obsoleti utili nel passato ma antieconomici in prospettiva futura.

Durante il dibattito è poi emerso che l’impianto di San Rocco è stato utilizzato alla sua massima capacità durante la pandemia, “quando abbiamo incenerito tutto ciò che arrivava dal territorio perché non si riusciva più a fare differenziata”, ha spiegato l’amministratore delegato.

Nessuna prospettiva nel piano Cremona 20/30 per progetti molto graditi agli ambientalisti, quali il trattamento meccanico biologico: una tecnologia che era adatta – ha spiegato Lgh – a quando la quota di differenziata era molto bassa. Per rendere remunerativo l’impianto servirebbero almeno 100mila tonnellate di rifiuti da trattare il che imporrebbe  l’importazione di rifiuti da fuori provincia, senza contare che poi il residuo del trattamento andrebbe comunque smaltito.

Escluso un altro timore degli ambientalisti e del M5S: ossia che il termovalorizzatore, se adeguato all’incenerimento dei fanghi (per cui è già autorizzato fino a 8000 tonnellate) possa diventare un hub per materiale proveniente anche da altri territori. Attualmente – è stato detto –  non ne vengono smaltiti.

Giuliana Biagi

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