Cronaca

Farmaci letali, il dottor Mosca resta ai domiciliari: rigettata richiesta annullamento

Resta ai domiciliari il dottor CarloMosca, il primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari originario di Persico Dosimo, finito in manette tre settimane fa con l’accusa di omicidio volontario, “per aver somministrato farmaci, risultati letali, a due pazienti affetti da Covid”, come riporta l’ordinanza.

Lo ha deciso il tribunale del Riesame, dopo che i suoi legali, Michele Bontempi e Elena Frigo, avevano chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare, tre giorni fa, presentando una lunga memoria difensiva.

Mosca, davanti agli inquirenti, ha sempre sostenuto di non aver mai somministrato il Propofol, quel farmaco le cui tracce sono state trovate nel corpo di una delle vittime riesumato durante le indagini. E attraverso una consulenza, come riporta il Giornale di Brescia, i suoi legali hanno provato a evidenziare come la quantità del farmaco rinvenuta nel corpo non sarebbe comunque stato fatale.

Diversa l’opinione degli esperti nominati dal consulente della Procura, che hanno mantenuto intatto il quadro accusatorio.

Le due vittime, Natale Bassi, 61 anni, e ad Angelo Paletti, di 80, erano morte durante la prima ondata pandemica, proprio a causa del Propofol e della Succinilcolina, farmaci che abitualmente vengono utilizzati appena prima dell’intubazione del malato, e andrebbero somministrati secondo un protocollo rigidissimo.

Secondo quanto si legge nell’ordinanza del giudice, “Mosca non poteva non sapere, in forza della sua specializzazione e delle sue competenze, che nè il Propofol, nè a maggior ragione la Succinilcolina, erano contemplati dai protocolli di sedazione in materia di terapia del dolore”.

Somministrazione, dunque, che secondo gli inquirenti sarebbe stata eseguita con uno scopo ben preciso: liberare dei posti per altri malati che ne avevano bisogno. L’intercettazione di alcuni messaggi Whatsapp scambiati tra un infermiere del pronto soccorso di Montichiari e un collega avallerebbe l’ipotesi accusatoria: “Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”, scriveva.

Oltre alle due vittime, secondo le indagini sono emerse situazioni sospette anche dall’analisi di numerose altre cartelle cliniche di pazienti morti nella prima ondata della pandemia: si evidenzia infatti “un repentino e non facilmente spiegabile aggravamento delle condizioni di salute”.

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