Farmaci letali: il primario Carlo Mosca chiede annullamento dei domiciliari
Carlo Mosca, il primario cremonese arrestato il 25 gennaio scorso con l’accusa di omicidio volontario “per aver somministrato farmaci, risultati letali, a due pazienti affetti da Covid”, ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare davanti al tribunale del Riesame di Brescia. «Aspettiamo la decisione del tribunale. Abbiamo depositato una lunga memoria difensiva», si sono limitati a dire al Giornale di Brescia gli avvocati Michele Bontempi e Elena Frigo, che difendono il medico, ora sospeso, del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari.
Per l’accusa, Mosca avrebbe somministrato a Natale Bassi, 61 anni, e ad Angelo Paletti, di 80, deceduti durante la prima ondata pandemica, il Propofol e la Succinilcolina, due farmaci che solitamente si usano nella fase immediatamente precedente alla sedazione e all’intubazione del malato. Le autopsie, effettuate da medici legali dell’università di Padova, hanno rilevato, all’interno di tessuti ed organi, la presenza del farmaco anestetico e miorilassante che dovrebbe essere somministrato secondo un protocollo rigidissimo.
Per il giudice, “Mosca non poteva non sapere, in forza della sua specializzazione e delle sue competenze, che nè il Propofol, nè a maggior ragione la Succinilcolina, erano contemplati dai protocolli di sedazione in materia di terapia del dolore”.
Tra l’altro, precisa il magistrato nelle 51 pagine di ordinanza, “le condizioni di Natale Bassi, all’epoca del ricovero, erano particolarmente serie e tuttavia stabili, quando non in miglioramento, come nel caso del secondo: pazienti entrambi trattati dal Mosca ed entrambi deceduti, dopo il suo intervento, in maniera talmente repentina da destare stupore e perplessità negli stessi sanitari che fino a pochi minuti prima avevano avuto in cura i due pazienti”.
Così facendo, il medico, residente a Persico Dosimo ma domiciliato a Mantova, avrebbe liberato dei posti per altri malati che ne avevano bisogno. L’intenzione di Mosca emergerebbe dall’intercettazione di alcuni messaggi whatsapp agli atti dell’ordinanza tra un infermiere del pronto soccorso di Montichiari e un collega. “Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”. “Questo è pazzo”, risponde il collega, parlando della decisione del medico di far preparare i due farmaci che solitamente si utilizzano prima di intubare un paziente.
Analizzando le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti nella prima ondata, le indagini hanno evidenziato in alcuni casi “un repentino e non facilmente spiegabile aggravamento delle condizioni di salute”.
Nell’ordinanza, il giudice di Brescia definisce Mosca “un soggetto in preda a forte stress, originato anche dal dover fronteggiare nuovamente il crescente afflusso dei casi di Covid 19”. “Il replicarsi delle medesime condizioni che occasionavano i delitti contestati al Mosca”, per il giudice, “rende dunque altamente probabile che egli si risolva nuovamente a somministrare farmaci vietati ai pazienti più gravi per accelerarne il decesso, falsando a tal fine i dati contenuti nelle relative cartelle cliniche. A fronte di simili esigenze cautelari, unica misura idonea risulta, allo stato, quella della custodia domiciliare”.
Sara Pizzorni