Cronaca

Carcere, 'gestione del lavoro precaria', i sindacati dichiarano lo stato di agitazione

Organizzazioni sindacali degli agenti della polizia penitenziaria sul piede di guerra, dopo l’ennesimo tavolo di confronto di venerdì scorso con il direttore del carcere Rossella Padula. Durante la discussione le sigle Uspp, Sinappe e Uil hanno deciso di abbandonare l’incontro.

“Ancora una volta, da due anni a questa parte”, scrivono i sindacati, “il direttore si è mostrato sordo nell’ascoltare le problematiche sollevate”. Per le organizzazioni sindacali, “diventa incomprensibile come questa direzione abusi del proprio potere, emanando disposizioni di servizio contrarie ad ogni logica e direttiva superiore. Nello specifico si vuole mettere a conoscenza come questa autorità dirigente decida in modo unilaterale tematiche di importante rilievo come l’impiego di neo
sovrintendenti, andando contro le disposizioni del Provveditorato di Milano; oppure impieghi unità di polizia in servizi di cui non si ha alcuna competenza in materia”.

“L’istituto cremonese”, si legge, “risulta essere uno dei maggiori istituti lombardi in cui la popolazione detenuta straniera è superiore al 70%. L’organizzazione del lavoro risulta alquanto precaria in quanto, ad oggi, non vi è presenza di un comandante fisso e le poche certezze organizzative sono state praticamente smantellate dal signor direttore: in particolare si è passati da una solida organizzazione lavorativa della vecchia gestione, ad un’organizzazione fatta di provvedimenti provvisori, destabilizzando di fatto gli equilibri di una solida organizzazione lavorativa.

L’area trattamentale ha visto nell’ultimo periodo un importante rivoluzione dove il precedente capo ha rassegnato le dimissioni chiedendo distacco provvisorio ad altra sede, l’area ragioneria vive in una situazione di continua mancanza di funzionari amministrativi, sopperendo a questa mancanza con l’utilizzo del personale di polizia”.

Per questi motivi le organizzazioni sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione e chiedono un tavolo di confronto con gli uffici superiori.

Sara Pizzorni

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