Cronaca

Ristoranti chiusi alle 22? Le associazioni di categoria: 'Fatturato salvo all'80%'

Confesercenti della Lombardia Orientale sede di Cremona accoglie con favore le richieste inoltrate il 4 febbraio da Regione Lombardia al Governo riguardanti il comparto ristorazione. Nella lettera si fa riferimento in particolare a due misure: estensione dell’orario di apertura fino alle 22 con consumazione in loco per i ristoranti e eliminazione del divieto di vendita per asporto, senza somministrazione, di alcolici dopo le 18 per le enoteche.

«Un’azione che ci fa ben sperare, unitamente ad alcune aperture del CTS, che ha condiviso di valutare in modo differente
i diversi profili di rischio all’interno del variegato settore della ristorazione, ma che ancora non è sufficiente – afferma il Direttore di Confesercenti Giorgio Bonoli. “Da tempo auspichiamo un cambio di rotta e abbiamo avanzato proposte che ci sembrano ragionevolmente percorribili al netto del rispetto di tutte le misure di contenimento dell’epidemia.

Il comparto degli esercizi pubblici è in ginocchio dopo avere subito decisioni ingiuste. Una categoria prima additata come fonte unica di contagio e poi demonizzata, imprenditori che si sono sacrificati per il bene comune, ma che ora rischiano il tracollo. Per questo chiediamo una pronta risposta da parte del Governo alle nostre legittime richieste e a quelle della Regione».

Per Bonoli, però, non basta quanto richiesto da Regione: «Va bene l’estensione dell’apertura alle 22 e anche oltre, come da sempre abbiamo chiesto a gran voce – spiega -, ma accanto a questa ci devono essere altre tre contromisure: in zona arancione le attività devono essere messe nelle condizioni di lavorare durante le ore diurne e deve essere reintrodotta la vendita d’asporto anche per i bar senza cucina dopo le 18.00; mentre chi svolge attività di mensa aziendale deve potere offrire il proprio servizio non solo ai dipendenti di ditte convenzionate, ma anche a liberi professionisti e lavoratori autonomi, che per tipologia di occupazione si spostano e hanno necessità di punti di ristoro. Inoltre, serve fare presto”.

Secondo il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, “la possibilità di apertura serale a cena vale l’80% del fatturato di ristoranti, pizzerie ed agriturismi duramente provati dalla chiusure forzate che travolgono a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore stimato in 9,6 miliardi nel 2020”.

Anche alla luce dell’avanzare della campagna di vaccinazione, secondo Coldiretti e Filiera Italia sarebbe pertanto fondamentale consentire ai ristoranti che si trovano nelle zone gialle e che dimostrino di rispettare i rigidi requisiti previsti, l’apertura serale fino all’orario di inizio coprifuoco, anche alla luce delle importanti misure di sicurezza adottata, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso.

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