Cronaca

Primario cremonese arrestato Farmaci letali per liberare letti Giudice: 'In preda a forte stress'

L’accusa è pesantissima: omicidio volontario per aver somministrato farmaci letali a pazienti affetti da Covid e falso in atto pubblico. Agli arresti è finito il cremonese Carlo Mosca, 47 anni, primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, arrestato dai carabinieri del Nas “per aver intenzionalmente inoculato in pazienti affetti da Covid-19 farmaci a effetto anestetico e bloccante neuromuscolare causando la morte di due di loro”, un paziente di 61 anni, Natale Bassi, deceduto il 20 marzo, e Angelo Paletti, di 80, morto il 22 marzo, durante la prima ondata pandemica iniziata a fine febbraio 2020.

Il primario del pronto soccorso dell’ospedale, collegato agli Spedali civili di Brescia, avrebbe somministrato il Propofol e la Succinilcolina, due farmaci che solitamente si usano nella fase immediatamente precedente alla sedazione e all’intubazione del malato. Nel corso dell’inchiesta, nata dalla denuncia di un infermiere dello stesso ospedale, sono state riesumate tre salme. Mentre quattro erano le morti finite sotto la lente di ingrandimento, ma in un caso il cadavere è stato cremato. Le autopsie, effettuate da medici legali dell’università di Padova, hanno rilevato, all’interno di tessuti ed organi, la presenza del farmaco anestetico e miorilassante che dovrebbe essere somministrato secondo un protocollo rigidissimo.

Per il giudice, “Mosca non poteva non sapere, in forza della sua specializzazione e delle sue competenze, che nè il Propofol, nè a maggior ragione la Succinilcolina, erano contemplati dai protocolli di sedazione in materia di terapia del dolore”.

Tra l’altro, precisa il magistrato nelle 51 pagine di ordinanza, “le condizioni di Natale Bassi, all’epoca del ricovero, erano particolarmente serie e tuttavia stabili, quando non in miglioramento, come nel caso del secondo: pazienti entrambi trattati dal Mosca ed entrambi deceduti, dopo il suo intervento, in maniera talmente repentina da destare stupore e perplessità negli stessi sanitari che fino a pochi minuti prima avevano avuto in cura i due pazienti”.

Così facendo, il medico, residente a Persico Dosimo ma domiciliato a Mantova, avrebbe liberato dei posti per altri malati che ne avevano bisogno. L’intenzione di Mosca emergerebbe dall’intercettazione di alcuni messaggi whatsapp agli atti dell’ordinanza tra un infermiere del pronto soccorso di Montichiari e un collega. “Io non ci sto ad uccidere pazienti solo perché vuole liberare dei letti”. “Questo è pazzo”, risponde il collega, parlando della decisione del medico di far preparare i due farmaci che solitamente si utilizzano prima di intubare un paziente.

Analizzando le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti nella prima ondata, le indagini hanno evidenziato in alcuni casi “un repentino e non facilmente spiegabile aggravamento delle condizioni di salute”.

Nell’ordinanza, il giudice di Brescia definisce Mosca “un soggetto in preda a forte stress, originato anche dal dover fronteggiare nuovamente il crescente afflusso dei casi di Covid 19”. “Il replicarsi delle medesime condizioni che occasionavano i delitti contestati al Mosca”, per il giudice, “rende dunque altamente probabile che egli si risolva nuovamente a somministrare farmaci vietati ai pazienti più gravi per accelerarne il decesso, falsando a tal fine i dati contenuti nelle relative cartelle cliniche. A fronte di simili esigenze cautelari, unica misura idonea risulta, allo stato, quella della custodia domiciliare”.

In un’intervista concessa lo scorso giugno al Corriere della sera, il dottor Mosca aveva ricordato il periodo di massima criticità vissuto durante la prima ondata della pandemia, ricordando la stanchezza e l’ansia provate. Il medico aveva parlato di “una battaglia per cercare di salvare più vite possibili”. Ad emergenza passata aveva sostenuto di sentire ancora il fischio dell’ossigeno delle tubazioni dei pazienti in terapia intensiva.

Nelle prossime ore si terrà l’interrogatorio di garanzia. L’indagato è difeso dagli avvocati Elena Frigo e Michele Bontempi. “Nego di aver somministrato quei farmaci”, ha spiegato il medico attraverso i suoi legali. “Speriamo il nostro cliente possa parlare il prima possibile e chiarire la sua posizione”.

Sara Pizzorni

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