'Io palpeggiata dietro il bancone del bar', una cliente: 'Abbracci sì, ma senza malizia'
“Ci sono stati degli abbracci, ma in modo scherzoso. Non ho visto malizia in quei gesti”. E’ quanto dichiarato oggi in aula dalla cliente di un bar dove, la sera del 22 febbraio del 2018, una dipendente, all’epoca 19enne, sarebbe stata palpeggiata dal titolare del locale, finito a processo con l’accusa di violenza sessuale.
La presunta vittima, parte civile attraverso l’avvocato Massimo Tabaglio, in quel bar ci aveva lavorato un mese. All’inizio, secondo il suo racconto, andava tutto bene, ma poi le cose erano cambiate. Da semplici apprezzamenti e complimenti, il titolare, un italiano di 61 anni, ne avrebbe approfittato, allungando le mani quando lei era dietro il bancone del bar.
La violenza si sarebbe consumata un giorno solo, perchè la ragazza in quel locale non c’era più tornata. Era andata a sporgere denuncia presso i carabinieri e successivamente, ancora sconvolta per l’accaduto, aveva sentito il bisogno di rivolgersi ad un centro antiviolenza. L’imputato è accusato di averle palpeggiato seno e glutei e di averle dato baci sul collo, costringendola a subire atti sessuali.
Oggi a processo hanno sfilato i clienti che quella sera erano presenti nel locale. Daniela era arrivata dopo le 18 con un collega di lavoro per un aperitivo. “Tra il titolare e la ragazza”, ha spiegato, “c’è stato un contatto fisico, un abbraccio, ma si rideva e scherzava, quelle manifestazioni mi sembravano reciproche. La situazione era tranquilla”.
Il collega che era con lei, invece, ha dichiarato di non aver visto nulla di strano.
Un altro cliente ha sostenuto che il titolare “è solito fare il piacione con le donne, ed è solito fare apprezzamenti sul loro aspetto”, mentre la barista che aveva lavorato in precedenza, a domanda dei giudici, ha negato di aver mai subito molestie sessuali. “Ho lavorato lì due mesi come barista”, ha raccontato. “Facevo il part time, la mattina o il pomeriggio. Il titolare era sempre presente e a volte c’era anche la moglie. Dopo mi sono licenziata perchè ho trovato un lavoro come impiegata”.
In aula è stata poi sentita la testimonianza della volontaria di un’associazione contro la violenza sulle donne. La teste ha riferito di aver visto la ragazza presso la caserma dei carabinieri mentre faceva denuncia e di averla rivista una seconda volta in associazione.
Il turno lavorativo della presunta vittima era dalle 8,30 alle 10,30 e dalle 17 alle 21 da lunedì a venerdì, mentre il sabato dalle 8,30 alle 13 e dalle 18,30 alle 21. La ragazza restava sola con il suo titolare dalle 8,30 alle 9 e dalle 17 alle 21, mentre dalle 9 alle 17 era presente anche la moglie dell’imputato.
“Giornalieri”, secondo la giovane, “erano gli apprezzamenti da parte del suo datore di lavoro: ‘Sei più bella quando sorridi’, le avrebbe detto. Le attenzioni dell’uomo sarebbero avvenute anche alla presenza dei clienti, e certe volte anche davanti a sua moglie.
“Il 22 febbraio del 2018”, aveva raccontato lei in aula, “intorno alle 18,30 mentre ero dietro il bancone, lui si è messo dietro di me incurante della presenza degli avventori, causandomi un forte disagio e timore. Prima ha iniziato ad abbracciarmi tirandomi a sè, poi mi ha baciato sul collo. Io sono rimasta pietrificata anche perchè non capivo per quale motivo si stesse comportando in quella maniera, dato che nel tempo non gli avevo mai dato modo di fargli pensare che fossi disponibile alle sue avances, avvenute, tra l’altro, davanti ad un cliente che sembrava divertito”.
Ma il titolare del bar non si sarebbe fermato lì: quello stesso giorno le avrebbe palpeggiato più volte i glutei e il seno. “Avevo paura a reagire davanti ai clienti”, aveva raccontato la ragazza, “e pensavo che se questi se ne fossero andati avrebbe potuto veramente farmi del male”. Invece non era successo nulla. “Una volta andati via i clienti”, aveva spiegato la giovane, “lui ha preso le distanze da me parlandomi come nulla fosse”. La 19enne era andata via dal bar alle 20,20 per non farvi più ritorno.
Gli ultimi testimoni saranno sentiti nell’udienza del prossimo 27 aprile.
Sara Pizzorni