Nutrie, fossi come colabrodo L'allarme Coldiretti: 'A rischio le semine in campagna'
Una vera e propria devastazione della campagna, con fossi e argini ridotti a un colabrodo: questo il risultato dell’emergenza nutrie nel territorio cremonese, su cui Coldiretti Cremona, per l’ennesima volta, lancia l’allarme, dopo l’ennesima serie di segnalazioni da parte degli agricoltori.
Come spoega l’associazione, i danni provocati da questi roditori sono molteplici: oltre a distruggere le colture, scavano le loro tane lungo l’argine dei fossi creando dei veri e propri tunnel che minano la tenuta del terreno, con il rischio di incidenti per chi è al lavoro nelle campagne vicine.
“La loro proliferazione incontrollata, inoltre, espone gli agricoltori al pericolo di trasmissione di malattie soprattutto durante le operazioni in campo, come ad esempio nei periodi di irrigazione, quando è più facile il contatto ravvicinato con questi roditori che si spingono sempre più anche nei pressi dei centri abitati” evidenzia ancora Coldiretti. “Si aggiungano i pericoli sulle strade: le nutrie invadono le carreggiate, provocando incidenti e mettendo in pericolo la sicurezza delle persone”.
“La situazione è insostenibile” commenta il presidente provinciale, Paolo Voltini. “Oltre alle nutrie, non dimentichiamoci i danni provocati dai piccioni o dai cinghiali: questi ungulati in particolare distruggono le coltivazioni e i campi, provocano schianti stradali e sono possibili veicoli di malattie come la peste suina, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali ma non trasmissibile agli esseri umani”.
Il virus della peste suina – precisa la Coldiretti di Cremona – può passare facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo.
Con il diffondersi di casi di peste suina in Europa è quindi necessario da una parte fermare le importazioni di animali vivi provenienti o in transito dalle zone interessate dai focolai, dall’altra diventa sempre più stringente la necessità di contenimento dei cinghiali sui nostri territori per tutelare i nostri allevamenti.
“Gli agricoltori sono impegnati in un continuo miglioramento del loro lavoro, per un’agricoltura sempre più sostenibile e attenta al benessere animale” conclude Voltini. “Tutto questo però è inutile se non riusciamo a proteggere la loro salute e le loro attività dalle incursioni fuori controllo dei selvatici, che sono un vero flagello: serve un piano di intervento incisivo, con nuove risorse da mettere in campo anche a livello nazionale, per tutelare la nostra agricoltura e il nostro agroalimentare, una filiera centrale per il Paese come ha dimostrato anche l’emergenza coronavirus”.