Cronaca

Io Apro: Cremona non aderisce e sceglie forme di protesta legali

Va bene la protesta, ma senza andare contro la legge: la maggior parte degli esercenti cremonesi è d’accordo sul fatto che un’iniziativa come ‘Io Apro’, che propone l’apertura in barba ai divieti a partire da venerdì 15 gennaio, per quanto la rabbia sia condivisa, non è attuabile.

Lo conferma anche l’associazione che per prima si è interessata alla questione, ossia il comitato spontaneo Possiamo e dobbiamo farcela, che condivide “sia le preoccupazioni di Fipe Confcommercio sia il grido di disperazione degli organizzatori di IoApro”.

Che però ha deciso di mettere in ogni caso in atto una forma di protesta, che non comporti sanzioni: “Esporremo comunque un manifesto in cui rivendichiamo il nostro diritto al lavoro e al fare impresa” fanno sapere dal comitato. Ma c’è anche chi vuole attivare una protesta ancora più visibile, accendendo le luci del proprio locale, pur rimanendo chiuso.

“Il nostro settore, forse quello più pesantemente colpito, è veramente allo stremo” continua il comitato. “E, se non si interviene con un deciso cambio di rotta, non può reggere a lungo. Ci sono due vie: quella delle aperture o quella di ristori adeguati e non solo elemosine”.

“Tutti insieme, pur con modalità di protesta diverse, domani lanciamo lo stesso messaggio: chiediamo rispetto per le nostre imprese e per chi vi lavora” commentano ancora i membri. “La legalità e la sicurezza sono per noi valori irrinunciabili. Mai metteremmo a rischio la salute dei clienti o di chi è impegnato nelle nostre aziende”.

Ma a fronte di questo è giusto protestare: “Non accettiamo di essere sempre la prima categoria accusata di favorire i contagi. Anche le nuove stringenti normative sul take away bloccato alle diciotto non hanno alcun senso e negano anche quel minimo di fatturato che avremmo potuto fare”.

“Per quanto ci riguarda ci dissociamo completamente da questo tipo di protesta” sottolinea Lina Grazioli, portavoce del Comitato Spontaneo dei ristoratori, che a breve diventerà Associazione ristoratori e pubblici esercizi, parlando di IoApro.

“Vogliamo e abbiamo bisogno di lavorare sia dal punto di vista economico che umano, ma lo vogliamo fare nel rispetto della legge. Sappiamo che esiste un’emergenza sanitaria, pur riconoscendone la limitatezza fortunatamente rispetto ai mesi di marzo e aprile, ma rispettiamo i divieti di apertura”.

Questo non vuol dire restare in silenzio: l’associazione sta lavorando per riuscire a raggiungere, con la propria voce, i livelli istituzionali più altri, continuando a chiedere al Governo “un equo indennizzo che ci consenta di affrontare i costi fissi che abbiamo comunque e che ci consenta altresì di poter riaprire tutti quando sarà il momento di farlo”.

Stesso parere da parte di Confcommercio, che a sua volta si dissocia dalla protesta, condannando “ogni forma di disobbedienza sociale ed economica” commenta il presidente, Andrea Badioni. “E’ altresì vero che siamo arrivati a uno stato di sofferenza così elevato che non si può giudicare chi cerca di far valere le proprie ragioni”.

Dal canto suo, anche la Cna di Cremona si dichiara “contraria ad aperture che non rispettino le regole e invita tutti alla massima prudenza”, pur “capendo la disperazione e l’esasperazione”.

“Siamo in una situazione difficilissima di cui non si vede luce e in attesa di ulteriori misure restrittive, che interesseranno l’Italia almeno per altri due mesi, come in altri Paesi d’Europa e non solo, il settore della ristorazione e tutta la filiera si ritrova, ancora una volta, in una situazione di grande incertezza” fa sapere l’associazione.

I ristoratori, secondo Cna, “non solo non sanno quando aprire, o come organizzarsi con gli ordini e i clienti ma soprattutto non sanno cosa dire ai propri dipendenti. I ristori finora erogati non possono essere considerati sufficienti a ripianare le perdite subite”.

In questo contesto aumentano sia lo sconcerto che la preoccupazione, commenta il direttore di Cna Marco Cavalli, “ma negli ultimi giorni chi sta incitando i ristoratori e i baristi ad aprire comunque nel weekend, promettendo azione legale gratuita a chi riceverà sanzioni per aver contravvenuto alle regole, sbaglia”.

Laura Bosio

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