Ex caserme come spazi per gli studenti: le proposte del collettivo Il Megafono
I contenitori vuoti delle ex caserme come spazi per lo studio e la socializzazione degli studenti, quando finalmente potranno uscire dall’isolamento a cui le norme sanitarie li hanno nuovamente rinchiusi nell’altalena di zone gialle, arancioni e rosse. La richiesta che spazi come la ex Manfredini o l’ex convento del Corpus Domini vengano resi disponibili agli studenti cremonesi è stata lanciata dal collettivo Il Megafono, che attraverso la pagina Facebook Aula Studio Cremona – dagli Studenti agli Studenti ha reso pubblico il loro appello. Da qualche tempo, prima che scoppiasse la pandemia, il collettivo era riuscito ad ottenere un’aula studio nel complesso dei Barnabiti di piazza San Luca: poi era arrivato il lockdown e l’Aula aveva subìto la stessa sorte di chiusura incondizionata riservata alle scuole. Con il nuovo anno scolastico, a settembre, era stata riaperta, ma purtroppo, come ben noto, solo per poche settimane.
Ed ora, quasi alla vigilia della ripresa della didattica in presenza per le superiori, gli studenti del Megafono rilanciano con una nuova proposta battezzata ‘Space Wars – Odissea negli spazi’. Il video, caricato sulla pagina Fb, ritrae una Cremona deserta in bianco e nero, percorsa in bicicletta, nei luoghi dove alcuni spazi abbandonati sono lasciati al loro destino da anni: oltre alle ex caserme, si intravvede l’ospedale vecchio di piazza Giovanni 23°, l’ex mercato ortofrutticolo di via dell’Annona, l’ex caserma Lamarmora di via Villa Glori; la chiesa di san Benedetto di via dei Mille. Sono spazi notoriamente in disuso, su alcuni dei quali pende la possibilità di una riqualificazione ad uso pubblico che tuttavia l’emergenza pandemica ha tolto dalle priorità. Una traccia del passaggio degli studenti è stata lasciata, ad esempio, all’ingresso della Manfredini, con cartelli di questo tenore “Basta spazi vuoti: restituire lo sfitto alla città”.
I ragazzi del collettivo erano stati ricevuti negli scorsi mesi anche dal sindaco Galimberti al quale avevano consegnato le loro richieste, tra cui appunto quella di più spazi per lo studio.