Rsa e vaccini, Montini: 'Se gli operatori non si convincono, unica strada è obbligarli'
“Solo il 20% degli operatori delle Rsa bresciane ha aderito alla campagna vaccinale. Troppo poco e non capisco perché”. ha dichiarato ieri il direttore generale di Ats Brescia. Una preoccupazione che sta cominciando ad investire anche le case di riposo cremonesi, in molte delle quali è ancora in corso il conteggio di quanti tra operatori sanitari infermieri, medici, abbiano fatto richiesta di vaccinarsi contro il Coviìd-19. “Per quanto mi riguarda, io mi sono messo in lista da subito”, afferma il direttore sanitario di Cremona Solidale Aldo Pani. “E da quanto mi risulta tra il nostro personale c’è molta sensibilità sul tema. Sono certo che quando le vaccinazioni entreranno a regime, ci sarà un adesione incisiva; da parte nostra faremo di tutto per aderire alle sollecitazioni del nostro presidente dell’Ordine (dei Medici, Gianfranco Lima, ndr)”.
A Crema, la Fondazione Benefattori Cremaschi comunicherà all’Ats entro il 31 dicembre la quantità di personale interessato, con la precisazione che si farà di tutto per raggiungere una quota considerevole, condizione necessaria affinchè la campagna vaccinale abbia successo.
A Cremona Solidale dunque non sanno ancora quanto personale è interessato a farsi vaccinare, così come in altre strutture provinciali. Proprio per questo grande preoccupazione viene espressa dal presidente dell’Arsac Walter Montini che in queste ore ha allertato i vari direttori generali. “E’ un problema grosso. O il Governo chiarisce con un atto normativo che c’è l’obbligo di vaccinarsi, tesi già sostenuta come certa da alcuni giuristi, oppure restano due strade. La prima, da perseguire in via prioritaria è quella di convincere gli operatori della necessità di vaccinarsi, anche superando le sacrosante ragioni legate alla libertà personale: qui infatti c’è in ballo una questione di etica professionale e di responsabilità pubblica. L’altra strada potrebbe essere quella della sospensione dal servizio”. Ma, appunto, per perseguire quest’ultima via è necessario avere appigli giuridici solidi che al momento non ci sono. “Mi sto confrontando anche con padre Bebber, come referente delle case di cura religiose su questo tema”, aggiunge Montini. “Il tema è complesso, perchè se un domani dovessero ripetersi i massicci contagi nelle rsa, qualcuno potrebbe venirci a chiedere conto delle mancate vaccinazioni”: riferimento non troppo casuale ad ulteriori indagini giudiziarie, come quelle che hanno avuto per oggetto le morti degli ospiti durante la prima ondata pandemica.
Un aspetto particolare è quello sottolineato da Giovanni Scotti, presidente Fondazione Sospiro: “Ad oggi nel piano pandemico per la vaccinazione anti Covid vengono escluse le persone fragili come i disabili e quindi anche i disabili anziani, ultra65enni, in quanto considerati residenti nelle residenze per disabili e non per anziani. Sarebbe buona cosa che i residenti in Rsd in età avanzata fossero ricompresi come se fossero residenti nelle Rsa”.
Giuliana Biagi