Maxi inchiesta della finanza su matrimoni combinati. 44 gli imputati davanti al gup
Sono 44 gli imputati finiti davanti al gup perchè coinvolti in una maxi inchiesta della guardia di finanza su matrimoni combinati per ottenere il permesso di soggiorno. Un’indagine che aveva toccato diverse città, tra cui Cremona, Gadesco Pieve Delmona, Castelvetro Piacentino, Fidenza, Salsomaggiore Terme, Fiorenzuola d’Arda, Busseto e Alseno. Tra gli imputati, due cremonesi, una lodigiana, alcuni siciliani, calabresi, pakistani, albanesi, romeni, difesi dagli avvocati Marco Simone, Gianluca Pasquali, Alessio Romanelli, Marcello Lattari, Stella Abbamonte, Ugo Carminati, Luca Curatti e Vito Alberto Spampinato. Le accuse vanno dal favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina al falso ideologico in atto pubblico mediante induzione in errore di pubblico ufficiale.
Oggi, prima udienza, sono state trattate le questioni preliminari, nelle quali però si entrerà nel merito il prossimo 3 febbraio. Qualcuno ha già intenzione di patteggiare, altri sono intenzionati a chiedere riti alternativi. Sono già state anticipate anche questioni di competenza territoriale. Per una ventina di imputati, quelli che attualmente risultano irreperibili, il giudice ha per ora sospeso il procedimento e ha ordinato nuove ricerche. L’avvocato Luca Curatti difende un italiano che si era sposato con un’albanese. “Il mio cliente”, ha detto il legale, “è una persona incensurata che nulla ha a che vedere con questa vicenda nella quale si è trovato coinvolto. Gli sposi, tra l’altro, hanno convissuto. Al mio assistito è stato contestato di aver indotto in errore il pubblico ufficiale, ma la qualificazione giuridica potrebbe essere un’altra: potrebbe anche essere sostenuta la tesi della falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Si tratta di pene completamente diverse e in quest’ultimo caso non ci sarebbe nemmeno l’udienza preliminare”.
Secondo l’accusa, gli imputati, dietro pagamento, avrebbero utilizzato l’atto di matrimonio per far ottenere a cittadini extracomunitari il permesso di soggiorno, facendoli sposare con donne italiane o cittadine europee, tra cui romene e albanesi. Per il finto matrimonio veniva chiesta una somma non inferiore ai 12.000/13.000 euro. Considerati dagli inquirenti gli organizzatori della gran parte dei matrimoni, due fratelli pakistani e un italiano, quest’ultimo considerato una sorta di intermediario tra il falso sposo bisognoso di ottenere il permesso di soggiorno e le donne che si rendevano disponibili, dietro compenso, a sposarli. Una ventina i matrimoni fasulli celebrati tra il 2014 e il 2018.
Per la procura, tra gli sposi non ci sarebbero state neppure brevi convivenze. Molti non si conoscevano nemmeno. Alla fine del matrimonio, ognuno tornava a casa sua o dalle fidanzate, quelle vere. In un caso, una coppia di fidanzati italiani, lei 18 anni, studentessa liceale cremonese, e lui 22enne, non avevano esitato, di fronte alla promessa di una ricompensa economica, a favorire l’illecita permanenza sul territorio di un cittadino pakistano. Il matrimonio tra quest’ultimo e la 18enne era stato celebrato il 28 ottobre del 2017. Falsi gli sposi, falsi i testimoni e falsi gli interpreti. Ad insospettire gli ufficiali di stato civile, infatti, c’erano anche problemi inerenti la lingua: alcuni parlavano solo inglese, mentre le mogli non sapevano una parola.
Sara Pizzorni