Investì e uccise manifestante I familiari ricorrono contro assoluzione autista cremonese
Lo scorso 8 luglio Alberto Pagliarini, 46 anni, il camionista di Cremona che il 14 settembre del 2016 nel piacentino travolse e uccise il manifestante egiziano Ahmed Abdel Salam, 53enne anni, davanti a cancelli della ditta di trasporti e logistica Gls in via Riva a Montale, era stato assolto dall’accusa di omicidio stradale. Per lui, il pm del tribunale di Piacenza aveva chiesto la condanna ad otto mesi di reclusione. Ora la famiglia della vittima ha annunciato ricorso in appello contro la sentenza di assoluzione. A costituirsi parte civile erano stati la madre e in 5 tra fratelli e sorelle, oltre alla moglie e al figlio che chiedono alla Corte d’Appello di valutare la responsabilità di Pagliarini e di rivedere il risarcimento che il primo giudice non aveva quantificato perchè non aveva ritenuto l’imputato colpevole. Ogni famigliare aveva chiesto 500mila euro. Secondo i difensori, il camionista sarebbe stato imprudente nell’uscire dal cancello della Gls e non si sarebbe nemmeno accorto della polizia che si sbracciava per fermarlo perché l’operaio si era seduto davanti al tir.
Quel giorno la vittima, insieme ad altri manifestanti del sindacato Usb, stava picchettando i cancelli dell’azienda quando il tir condotto dal cremonese lo investì, uccidendolo sul colpo. La sua morte provocò un’accesa protesta da più parti nel mondo sindacale, protesta che sfociò nel corteo di qualche giorno dopo attraversò la città. Per il pm, l’autista, dipendente di una azienda di trasporti che lavora per la Gls, avrebbe dovuto usare maggiore prudenza, ma aveva anche parlato di una corresponsabilità della parte lesa, che si sarebbe posta davanti al tir nell’intento di bloccarlo. Secondo la difesa, invece, l’imputato, che aveva rispettato i limiti di velocità, non avrebbe potuto prevedere quanto accaduto. Ahmed Abdel Salam era sdraiato davanti al tir, in un punto non visibile dalla cabina, e quando era stato visto era ormai troppo tardi e l’autista non aveva nemmeno sentito le urla di alcuni poliziotti che gli dicevano di fermarsi. La stessa linea della non prevedibilità dell’incidente l’aveva sostenuta anche il responsabile civile.