Cronaca

Il Tar Milano riapre il caso dell'Utin: annullate le delibere che disposero il declassamento

Il flash mob organizzato un anno fa davanti all'ospedale di Cremona in difesa dell'Utin

Potrebbe esserci un clamoroso ribaltamento nella vicenda della chiusura dell’Unità di terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Cremona, disposta un anno fa da Regione Lombardia e concretizzatasi a febbraio, proprio a ridosso dell’inizio dell’emergenza pandemica. Un analogo caso avvenuto a Rho è stato oggetto di ricorso da parte di un gruppo di cittadini riuniti in associazione e il 2 dicembre la terza sezione del Tar di Milano ha riconosciuto le ragioni dei ricorrenti disponendo l’annullamento delle delibere regionali. Nessun ricorso era invece partito da Cremona, nonostante la grande mobilitazione avviata da un gruppo di neo mamme appoggiate dall’ex primario Carlo Poggiani  e proseguita con l’adesione di tutto il mondo politico locale.

Il ricorso milanese, depositato dall’avvocato Giuseppe Salerno, ha fatto leva sulla mancata “consultazione delle autonomie locali, in quanto rappresentanti delle collettività presenti sui singoli territori di riferimento”, prima dell’approvazione delle delibere da parte della giunta regionale. Una consultazione che non avvenne nemmeno per l’Utin cremonese, i cui numeri erano considerati dall’assessorato retto da Giulio Gallera troppo ridotti per consentire la prosecuzione d’attività di un reparto tanto specializzato. L’Utin venne così ridimensionata e i neonati gravemente prematuri sono da allora dirottati verso strutture bresciane. Alla battaglia per il mantenimento di questa struttura d’eccellenza, oltre al dottor Poggiani, parteciparono attivamente anche il primario di Ginecologia Aldo Riccardi e il genetista Pietro Cavalli.

Nel ricorso dell’avvocato Salerno si fa riferimento alla possibilità di sollevare anche una questione di costituzionalità, dal momento che la consultazione delle autonomie locali viene valorizzata dall’articolo 5 della Carta, secondo un principio di sussidiarietà.

Difficile – ma la questione è aperta – che l’annullamento delle delibere relative al caso milanese possano direttamente riguardare anche tutte le altre strutture lombarde che hanno subito lo stesso destino. Ma certamente la sentenza crea gli spazi per una nuova presa di posizione dei soggetti cremonesi coinvolti (in primis Comuni e Provincia) nei confronti della Regione.

Reazioni immediate alla notizia da parte di Michel Marchi, sindaco di Gerre de Caprioli, uno degli amministratori del circondario che da subito amplificarono, insieme a Francesca Pontiggia, la protesta delle mamme, organizzando il flash mob dello scorso dicembre davanti all’ospedale. “A Rho – afferma Marchi –  un’iniziativa popolare supportata dalla politica riesce a salvare il reparto di Terapia Intensiva Neonatale dalla scelta folle di Regione Lombardia.
È stata annullata la delibera solo nella parte relativa alla riorganizzazione di Rho, Cremona non cambia! Alle prime notizie di questa vittoria ero felice come quando suonavano Bandiera Rossa alla festa dell’Unità. Ma poi è subentrata la rabbia perché –  lo abbiamo detto dall’inizio – le motivazioni che i Giudici danno sono le stesse che ripetiamo dal primo giorno.
Ma il territorio, con la politica in primis, nonostante le passerelle davanti all’ospedale, non è mai stato unitario. Quando si trattava di decidere, anche su un eventuale ricorso, iniziavano i tentennamenti, le perplessità, la paura! Ma chi ha ragione non deve avere paura. Si proponeva un documento forte, ma quando si usciva dalla riunione ne usciva una versione edulcorata. Dal punto di vista giudiziario non si può più fare nulla purtroppo, ma il territorio e la politica possono ancora. Più forti di prima e con una emergenza sanitaria che altro non ha fatto che accentuare problemi e lacune”.

Giuliana Biagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...