Cronaca

Speranza sospende allevamenti di visoni, categoria allo sbando: 'Ci dicano cosa dobbiamo fare'

“Vorremmo che qualcuno  ci spiegasse cosa  significa ‘sospensione dell’attività’. E’ da agosto che siamo bloccati e sinceramente non so come faremo ad andare avanti”. A parlare è Giovanni Boccù, dell’allevamento di visoni Mi-Fo di Capralba, il più esteso della provincia di Cremona con 26.600 capi. Nessun positivo, “e l’Ats viene a fare prelievi ogni giorno. Abbiamo già fatto 2000 tamponi e non sono mai stati riscontrati casi”. Regna l’incertezza in questo settore che fino all’anno scorso vedeva attivi in provincia di Cremona 4 allevamenti, tutti sul cremasco (uno a Dovera, un altro a Offanengo), mentre ora ne restano attivi soltanto due (oltre a Capralba, un altro a Capergnanica).

E’ stato il Ministro della Salute, Roberto Speranza a firmare l’ordinanza che dispone la sospensione delle attività degli allevamenti di visoni su tutto il territorio italiano fino alla fine del mese di febbraio 2021 quando verrà effettuata una nuova valutazione sullo stato epidemiologico. Lo rende noto il ministero. Una misura che aggiunge l’infezione da SARS CoV-2 nei visoni d’allevamento all’elenco delle malattie infettive e diffusive degli animali soggette a provvedimenti sanitari secondo il Regolamento di polizia veterinaria. Il ministero sottolinea che “pur essendo il numero degli allevamenti in Italia molto ridotto rispetto ad altri paesi europei si è valutato di seguire il principio della massima precauzione in osservanza del parere espresso dal Consiglio Superiore di Sanità”. Secondo l’ordinanza, “in caso di sospetto di infezione, le autorità locali competenti dispongono il sequestro dell’allevamento, il blocco della movimentazione di animali, liquami, veicoli, attrezzature e l’avvio di una indagine epidemiologica. In caso di conferma della malattia, i visoni dell’allevamento sono sottoposti ad abbattimento”.

“Parlare di sospensione dell’attività”, spiega ancora Boccù, “in un settore come il nostro, non è per nulla chiaro. E’ un po’ come dire, ad esempio, che in un allevamento di bovini, venga sospesa la produzione di latte o le vacche non debbano partorire. Noi come azienda abbiamo investito molto, solo in un giorno l’alimentazione degli animali ci costa 3000 euro, il mercato di riferimento è mondiale. Anche il  Tar ad agosto a seguito di una precedente ordinanza, ci aveva dato ragione”.

“E’ tutto assurdo – afferma l’allevatore -. Io sono per la tutela delle persone innanzitutto, ma certi provvedimenti andrebbero presi se veramente ci fosse un contagio. Sono 26 i mammiferi che possono trasmettere il virus, non capisco perchè questa misura venga presa solo nei nostri confronti”.

Stessi problemi anche se in scala ridotta, per Mauro Roderi, allevatore di Capergnanica, 3400 capi in tutto. “Non è da adesso, è da qualche settimana che si vive nell’incertezza di cosa possa significare questa ordinanza. Sono in attesa che qualcuno ce lo spieghi. Da quando è iniziato il Covid, sono il solo ad occuparmi dell’allevamento, non ho più voluto collaboratori che entrassero, per una quesitone di precauzione. Entro bardato come se dovessi andare in una sala operatoria, sono il primo a preoccuparmi della salute degli animali, perchè da loro dipende il reddito della mia famiglia. Ma stiamo vivendo nell’incertezza da troppo tempo, l’ordinanza non l’abbiamo ancora vista. Se nel concreto dovesse trattarsi del divieto di far entrare o uscire animali vivi, allora sono a posto, siamo un allevamento a circuito chiuso, gli unici animali in entrata qui sono stati nel 2014 quando ho aperto”.

I controlli dell’Ats qui avvengono settimanalmente e al titolare e anche stamattina il titolare e la sua famiglia sono stati ‘tamponati’. Non c’è mai stato un solo caso Covid. “Il problema è che questa incertezza si riflette anche su una serie di attività indotte, come le continue migliorie che bisogna fare agli allevamenti.  Perchè investire se non sappiamo quale sarà la sorte della nostra attività?” gbiagi

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