Diocesi, lettera aperta al mondo adulto: 'Tempo di gravi responsabilità educative'
I Servizi della diocesi di Cremona che accompagnano famiglie, ragazzi e giovani, scuola e problemi sociali e la Caritas diocesana, con il sostegno della presidenza dell’Azione Cattolica Cremonese e un’introduzione del Vescovo di Cremona Mons. Antonio Napolioni, hanno scritto e condiviso una lettera aperta rivolta al mondo adulto dal titolo ‘Tempo di gravi responsabilità educative’. Una riflessione – si legge nel testo – rivolta “a chiunque la voglia accogliere, a cominciare da chi si occupa di educazione per vocazione, per mandato della società, per scelta professionale. Perché insieme si possa dare concretezza a idee solidali e a sguardi attenti alle tante fatiche educative di questo tempo”.
Dalla Diocesi fanno dunque sapere le motivazioni che hanno spinto a pubblicare questa lettera, a partire “dall’’acutizzarsi della problematica educativa” che “è uno degli aspetti più pesanti di questi mesi”. “La giusta tensione generatasi attorno alla reintroduzione della dad – si legge ancora -, alla sospensione dello sport di base e dei percorsi educativi, riaccende la questione”. In Diocesi ci si chiede poi: “Dove finisce, poco alla volta, il villaggio che serve per educare un figlio di uomo?”.
“Certo – viene spiegato ancora – il contesto sanitario, fattosi ancora prepotente emergenza, non offre molte possibilità. O forse una sì: è il tempo di domande ancora serie tra adulti. Abbiamo visto che non si torna così facilmente ad un tempo quo ante: né sul versante della condizione dei cittadini né su quello degli indicatori economici. Ma nemmeno dal punto di vista dell’accesso alle risorse educative: possibilmente per tutti, ed in particolare per i più svantaggiati”.
Nei mesi estivi era “parso che tutto potesse ritornare come prima e che la tensione pandemica a poco a poco si spegnesse”. Così “non è stato”: “ancora una volta agli adulti servono regole, ma anche tavoli di condivisione; chiusure e prudenze, ma anche occhi aperti; restrizioni operative, ma anche grande coraggio relazionale. Ad iniziare dalle famiglie, indubbiamente sovraccaricate di ogni compito. E poi via via alla scuola, alla comunità civile ed ecclesiale… insomma al villaggio”.
I servizi diocesani che hanno le mani in pasta con l’educativo, si sono confrontati per stendere “nient’altro che un appello”, una “lettera aperta che il Vescovo Antonio ha sostenuto e desidera rilanciare a tutti dentro e fuori i confini di comunità ecclesiali, gruppi e movimenti senza che nessuno si senta escluso e perché si apra un dibattito e si condivida, almeno, la gravità della questione”.