Rapinatore smascherato dai fotogrammi. 13 anni dopo il colpo, condannato l'autore
A 13 anni dalla rapina in banca, oggi l’autore è stato condannato: per Pietro Riccio, 40 anni, siciliano di Palermo, in passato residente a Caravaggio, il collegio dei giudici ha deciso una pena di 5 anni e 1.800 euro di multa contro i 9 anni e 2.500 euro chiesti dal pm. A smascherare Riccio, imbianchino di professione ma con un passato da rapinatore ‘seriale’ fin da quando aveva 22 anni, sono stati i fotogrammi della banca che aveva preso di mira, la Ubi Banca di via Mantova, all’epoca Banco di Brescia. Un rapinatore ‘gentiluomo’, Riccio: non aveva infierito contro nessuno. “Una condotta criminale non così accentuata”, l’ha definita il difensore Massimo Nicoli, che aveva chiesto il minimo della pena, specificando che nè lui nè il collega Andrea Balzarini hanno mai avuto modo di parlare con l’imputato. Era il 10 dicembre del 2007 quando Riccio, armato di taglierino, era entrato in banca, aveva chiuso il personale e un cliente nei bagni e si era portato via un bottino di 6 mila euro. Il malvivente era stato identificato dalla squadra mobile della Questura di Cremona tre mesi dopo grazie ai fotogrammi della banca, fotogrammi che, come ha spiegato oggi in aula l’ispettore Gian Battista Bellomi, in pensione dal 2017, erano entrati in un circuito nazionale creato ad hoc dal ministero, vista la recrudescenza di rapine scoppiata proprio in quell’anno non solo a livello provinciale, ma nazionale. “La Questura di Enna”, ha raccontato Bellomi, “ci aveva contattato comunicandoci che l’autore di una rapina a Vicenza, identificato e arrestato, poteva essere lo stesso di quella messa a segno a Cremona. La foto segnaletica, in effetti, era molto somigliante alle immagini dei fotogrammi. A quel punto avevamo chiesto l’autorizzazione alla procura di mostrare la foto ai testimoni, e tutti avevano riconosciuto l’autore senza ombra di dubbio”. Non così sicuri erano stati il 21 gennaio scorso, quando i testimoni, oggi tutti in pensione, erano stati chiamati in aula per raccontare l’episodio. Troppo il tempo trascorso. Quel giorno in banca c’era Andrea, il direttore della filiale, c’era Claudio, assistente alla clientela, e poi Daniela, la cassiera, e Felice, un cliente, all’epoca dei fatti commerciante con l’attività nei pressi della banca.
Le testimonianze dello scorso gennaio:
Quella mattina verso le 11 il finto cliente si era presentato in banca chiedendo di parlare con il direttore per aprire un conto. Il direttore, all’epoca era Andrea. “Quando l’ho ricevuto”, ha raccontato, “si è seduto e mi ha detto che era una rapina. Nell’ufficio c’era un monitor che trasmetteva le immagini del salone. Lui voleva aspettare che non ci fossero clienti, dopodichè voleva che lo accompagnassi al bancone. Ha estratto dalla tasca un taglierino e mi ha detto di star tranquillo, che non mi voleva far del male e che non era un delinquente. Quando i clienti se ne sono andati siamo andati in salone e a quel punto ho detto ai colleghi che era in corso una rapina e di non fare resistenza. Poi lui ha preso i soldi dal cassetto e ci ha portato nel bagno dicendoci di non muoverci. Ricordo che successivamente è entrato un cliente. Quando abbiamo visto che se n’era andato, siamo usciti e ho azionato l’allarme”. “Non ricordo com’era fatto”, ha spiegato l’ex direttore. “Aveva un forte accento meridionale, sui 30 anni, portava un cappellino con visiera”.
Claudio era assistente alla clientela. “Al momento il rapinatore non l’avevo notato. Ricordo che è uscito il direttore, è andato dietro la cassa e ci ha detto che era in corso una rapina. Poi ci ha portati in bagno dove siamo rimasti almeno un quarto d’ora. Nel frattempo è entrato in bagno un cliente accompagnato dal rapinatore. Più tardi il direttore è uscito e ci ha detto che non c’era più nessuno. La bussola era spalancata. Ricordo solo che quell’uomo era abbastanza piccolo di statura”.
Daniela all’epoca lavorava in banca come cassiera. “Quando il rapinatore è entrato si è avvicinato alla cassa e mi ha detto che voleva parlare con il funzionario. Ha dovuto aspettare un pò, perchè il direttore il quel momento era occupato. Ricordo che era scuro di carnagione, ricciolino, non molto alto e indossava un cappellino da baseball”.
Felice è il cliente che era entrato in banca mentre il personale era già stato accompagnato nei bagni. “Avevo un’attività lì vicino e avevo urgenza di parlare con uno degli impiegati. Ho notato che la porta girevole era bloccata, ma era un problema che era già successo. Quando all’interno ho visto una persona girare con il cappellino in testa ho pensato fosse il tecnico. Quando sono entrato mi ha chiesto cosa volevo e io gli ho detto che avevo bisogno di parlare con un impiegato. A quel punto mi ha detto di seguirlo e mi ha portato in bagno dove mi sono trovato davanti il personale. Eravamo tutti sbalorditi. Ricordo che il rapinatore aveva la mano destra in tasca e che come altezza mi arrivava alle spalle”.
Sara Pizzorni