Cronaca

'Non siamo solo codici Ateco': la protesta degli ambulanti

(foto Sessa)

Un banco, vuoto, e uno striscione che riassume la posizione di Confesercenti nei confronti delle nuove misure restrittive introdotte a causa del coronavirus. E’ quanto è stato predisposto oggi, sabato 14 novembre, dall’associazione in piazza Stradivari in concomitanza con il mercato cittadino che vede la sola presenza dei banchi alimentari. “Non siamo solo codici Ateco, ma persone, famiglie, sogni, progetti e futuro”, la scritta che campeggiava in una piazza deserta. Il grido degli esercenti, però, rimane forte, anche dal banco del mercato installato come simbolo della protesta. Una protesta statica, cui ne seguiranno altre, già a partire dal prossimo mercato di mercoledì.

foto Sessa

“Più di così – spiega Agostino Boschiroli, presidente di Confesercenti Lombardia Orientale – non potevamo fare per poter rispettare le norme anti Covid: voglio comunque ringraziare la Questura che ci ha accompagnati in questa scelta”. Boschiroli quindi spiega: “Da lunedì lavorermo insieme agli organi competenti perché ognuno faccia la sua parte. Noi ci stiamo impegnando per veicolare un malessere che sta sfociando in rabbia sociale. La confusione è tanta, non si possono suddividere le persone e le famiglie in base a codici Ateco: dopo 10 mesi è inaccettabile questa condizione. Così come lo è far entrare in vigore ordinanze dalla sera alla mattina”.

Da Confesercenti si punta il dito contro il Governo centrale: “Abbiamo assistito ad una discriminazione molto forte ed anche ad uno stillicidio di diritti e libertà. Non chiediamo che i negozi che possono rimanere aperti, come ad esempio quelli di abbigliamento intimo, chiudano, ma che tutti debbano lavorare, ovviamente nel rispetto dei protocolli. Anche gli amministratori locali sono in balia di un Governo centrale che non ha dato una programmazione, a cui manca una visione di insieme. Se si aspettano una terza ondata a febbraio-marzo, lo dicano ora”. “Nessuno  – conclude Boschiroli – morirà di fame, ma bisogna fare attenzione perché la rabbia è tanta. In provincia ci sono circa 300 mercati in cui lavorano centinaia di famiglie: oggi sono tante, troppe, le licenze che vengono rese. E’ un tessuto sociale che viene meno e non può assolutamente avvenire”.

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