Strage in 200 alveari a cavallo dell'Oglio: presentato esposto a procure di Cremona e Brescia
ApiLombardia ha presentato un esposto alle procure di Cremona e Brescia per la strage di api avvenuta durante la scorsa estate nella zona a cavallo delle due province divise dal fiume Oglio e in particolare tra i Comuni di Azzanello, Genivolta, Villachiara frazione di Villagana e Borgo San Giacomo, questi ultimi in provincia di Brescia. L’ipotesi di reato è inquinamento ambientale e danneggiamento.
Come afferma ApiLombardia nel dare oggi la notizia, “nella settimana centrale di agosto sono morti nove milioni di api a causa degli insetticidi. Oltre duecento gli alveari colpiti, distribuiti in un territorio a forte vocazione maidicola, compreso in un’area limitata di poche decine di chilometri, nella Bassa Padana, tra le province di Cremona e Brescia. Un’onda di morte che ha lasciato le colonie stremate, incapaci di superare l’inverno, e gli apicoltori in gravissima difficoltà.
Questi i numeri, probabilmente incompleti e sottostimati, di un’ecatombe a seguito della quale
Apilombardia e gli apicoltori colpiti hanno immediatamente allertato i servizi veterinari delle ATS di Cremona e Brescia e i Carabinieri Forestali ottenendo la conduzione di sopralluoghi congiunti. Le analisi condotte sulle matrici prelevate dalle ATS direttamente negli alveari colpiti hanno rilevato la presenza in quantità elevate di Indoxacarb e Chlorantraniliprole, due molecole insetticide impiegate nelle coltivazioni di mais, responsabili della morìa delle famiglie di api. Davanti all’evidenza di una strage di tale portata e dei danni subiti dai propri apicoltori colpiti, Apilombardia ha depositato un esposto sottoscritto da Unaapi (Unione Nazionale Associazioni
Apicoltori Italiani) e Associazione Apicoltori Lombardi alle Procure della Repubblica di Cremona e Brescia per denunciare l’inammissibile accaduto, accertare eventuali responsabilità e impedire in futuro il reiterarsi di tali situazioni”.
“È necessario – continua l’associazione degli apicoltori – modificare le pratiche agricole intensive che, come questo caso ci mostra prepotentemente, impattano in modo insostenibile sugli insetti impollinatori e sulla biodiversità, e urge diminuire progressivamente il ricorso ai pesticidi in agricoltura. Le proposte per la nuova PAC (Politica Agricola Comunitaria) hanno tra i capisaldi la lotta al cambiamento climatico, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la tutela della biodiversità, ma le proposte approvate lo scorso 23 ottobre, con il voto favorevole dei tre principali gruppi di maggioranza nel Parlamento Europeo, sembrano andare in direzione nettamente contraria e lasciano forti dubbi sugli indirizzi futuri della nuova Pac. Apilombardia e Unaapi ribadiscono l’esigenza urgente, per la sopravvivenza degli insetti impollinatori, di misure da recepire nella nuova PAC che includano nuovi criteri e nuovi approcci produttivi in campo agricolo, con l’introduzione di premialità per coloro che adottano pratiche e tecniche agricole ecosostenibili e che rafforzi gli obiettivi di sostenibilità con la progressiva diminuzione dell’utilizzo di pesticidi”.
Sull’argomento è intervenuta anche Greenpeace che parla di avvelenamento di oltre 200 alveari con tassi di mortalità dal 40 al 100% delle api. “Nei casi più gravi – scrive Greenpeace – i corpi delle api morte, ammassati davanti alle porticine di volo dell’arnia, bloccavano l’uscita delle api portando a morte per asfissia il resto dell’alveare”. “Fattori quali pesticidi e pratiche agricole dannose” ribadisce Federica Ferrario, responsabile agricoltura Greenpeace Italia, “stanno contribuendo ad accelerare la scomparsa di api e insetti, i quali svolgono funzioni importanti negli ecosistemi”.
“Vista la vastità e l’ampiezza del fenomeno – continua Greenpeace – non può trattarsi di un atto vandalico sugli alveari, ma di sostanze che le api hanno – purtroppo – incontrato nel territorio circostante, durante la loro opera di raccolta del polline. Fra le ipotesi sulle cause, l’uso di insetticidi direttamente su colture in fioritura, dove appunto volano le api per raccogliere il polline, o la deriva tramite il vento dell’insetticida su una coltura limitrofa in fioritura a quella oggetto del trattamento”.