Metano fossile,
abbiamo bisogno
di regole chiare
Ringraziamo l’on. Salini per la risposta alla nostra lettera: ci aveva infatti stupito che solo lui, unico italiano, firmasse la proposta di considerare “green”, ecologici, investimenti nel metano fossile. Non a caso firmata solo da polacchi, rumeni, ungheresi e altri piuttosto ostili all’Europa del “Green deal”.
Ma la sua replica non ci convince: l’Europa infatti non sta ora discutendo se ammettere la necessità di usare ancora un po’ di metano fossile tra 10 o 20 anni (ma non oltre!). Sta discutendo regole del mercato finanziario: la “tassonomia” per definire la finanza green è appunto la regola che l’Europa sta emanando per evitare inganno e confusione che oggi impera nella finanza: per chi va in banca oggi tutto è green ed etico, ma neppure il consulente più serio vi può dimostrare che sia davvero così, che davvero un po’ di titoli petroliferi o speculativi non entri di nascosto nel nostro portafoglio. Poi ciascuno sarà libero di acquistare azioni Eni o Gasprom, oppure solo aziende che producono e consumano rinnovabili: libertà va a braccetto con trasparenza, inganno si sposa con l’impossibilità di scegliere.
La posizione di Salini non aiuta i cittadini italiani che vogliono investire i loro risparmi in progetti davvero puliti e rinnovabili, gli agricoltori italiani che vogliono preservare i loro investimenti nel biogas, chi installa pannelli solari come le imprese italiane che impegnano i loro capitali nel nostro futuro. Noi abbiamo bisogno di regole chiare, l’ambiente, il creato, anche.