Cronaca

Covid, nella Bassa situazione ancora ordinaria per ambulanze e automediche

Ambulanza in uscita dall'ospedale di Cremona, lo scorso marzo

E’ incrementata l’attività del 118 sul territorio cremonese, ma al momento in maniera non drammatica, ossia senza la necessità di aumentare i mezzi normalmente impiegati nel soccorso. Ce lo spiega il dottor Ugo Rizzi, direttore dell’Areu di Cremona, che fa capo alla centrale operativa della Pianura, una delle quattro macroaree in cui è suddivisa la Regione, comprendente anche le provincie di Pavia, Lodi e Mantova.
“Domani la situazione potrebbe cambiare – ci spiega – ma al momento stiamo ancora lavorando in un sistema ordinario, con le 12 ambulanze di soccorso più le 4 automediche”. Sulle prime operano i soccorritori, volontari preparati a svolgere le funzioni di primo soccorso, ma non sanitari; mentre ad operare sulle automediche ci sono tre rianimatori o un infermiere specializzato (autoinfermierizzata).
“E’ importante sottolineare che, siccome ragioniamo sempre in ambito regionale, sui vari territori sono operativi mezzi provenienti da altre aree, ad esempio non è raro che l’ambulanza di Soncino intervenga  sul bergamasco o sul bresciano; o che quella di Rivolta vada sul milanese. Non è un sistema rigido ma è molto elastico e tutti lavoriamo per tutti”.

Una flessibilità che si è vista anche nei ricoveri: i primi ricoveri per Covid all’ospedale di Cremona hanno riguardato persone provenienti da quella che è l’area più critica, Milano. “Infatti, alcuni mezzi di soccorso del nostro territorio sono andati in supporto nell’area milanese, l’inverso di quanto avvenuto a marzo – aprile quando il territorio cremonese venne colpito in maniera pesante. Questo non significa che la nostra area resti sguarnita di ambulanze, in quanto per questi servizi vengono utilizzati mezzi aggiuntivi”, chiarisce Rizzi. Dunque, per ora a livello di trasporti non siamo nella situazione della prima ondata, quando le sirene delle ambulanze erano l’unico suono che si udiva dalla strada. Resta il fatto che tutto potrebbe nuovamente cambiare: “Oggi, a differenza di allora, i posti letto per i Covid sono stati predisposti, ma non so quanto possa essere sufficiente lo sforzo degli ospedali. In una pandemia è essenziale evitare i contagi ed è ovvio che quanti
più contatti ci sono, tanti più ammalati ci saranno”.

Cremona non sta vivendo quello che purtroppo accade in altri ospedali, con lunghe file di ambulanze in attesa di accesso a Pronto Soccorso intasati, attese di ore con pazienti a bordo in crisi respiratoria. Lo si è visto in questi giorni  in alcuni ospedali del centro sud, ma anche al Niguarda di Milano. “Il nostro compito – dice a questo proposito Rizzi –  è quello di curare e trasportare. Non siamo dei semplici trasportatori, noi curiamo i pazienti, anche quelli più gravi che richiedono intubazione, offrendo cure immediate da parte dei rianimatori a bordo delle automediche, per poi trasportarli nell’ospedale più idoneo rispetto a quello che serve. Lo scenario delle file delle ambulanze davanti all’ospedale non c’è mai stato, riguarda più che altro le realtà metropolitane, l’attesa dello sbarellamento è un fenomeno molto limitato, in questo momento. Piuttosto,
speriamo di non dover più trasportare pazienti in strutture lontane, come è stato a marzo – aprile quando abbiamo trasferito in Germania pazienti già ricoverati e trattati dal nostro ospedale”.

Ricordiamo che il numero unico di emergenza è il 112: è da qui che vengono smistate tutte le chiamate a seconda del tipo di esigenza dell’utente. Cosa diversa è invece il 116117, numero unico europeo attivo da luglio, per prestazioni che non siano di emergenza, che sostituisce i vecchi numeri della Guardia medica. Fornisce assistenza, prestazioni o consigli sanitari non urgenti; consulto di un Medico di continuità assistenziale (ex Guardia Medica) o di un Pediatra di Libera scelta; e dà accesso alla Guardia Medica Turistica (assistenza medica generica a tutte le persone non residenti e presenti sul territorio lombardo). gb

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