Cronaca

Covid, in Lombardia 5000 casi A Milano pronto soccorso pieni, arrivano più ambulanze

“Purtroppo la linea del contagio è in crescita e ci sono cinquemila positivi in più rispetto a ieri e 350 ricoverati in intensiva e no”. Lo ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana aggiungendo che in tutto in terapia intensiva ci sono 170 pazienti ricoverati. “Il virus ha ripreso a circolare in maniera violenta – ha aggiunto – a Milano ci sono circa mille nuovi casi”. A Milano, dunque, la situazione si è fatta critica, soprattutto nei pronto soccorso e per le ambulanze. Tanto che i pazienti sono costretti spesso ad attendere il proprio turno al triage sui mezzi, per evitare assembramenti nelle astanterie. Areu, l’azienda regionale di
emergenza e urgenza, ha infatti chiesto a Cri, Anpas e Misericordie di aumentare il numero di ambulanze a disposizione. “Solo questa settimana abbiamo messo in campo 12 nuovi mezzi – spiegano all’ANSA Anpas, Cri e Misericordie, che sull’area metropolitana ne gestiscono una sessantina – programmando aumenti costanti delle presenze con ulteriori nuove ambulanze ogni giorno, fino alla prossima settimana”. “Il problema non
sono tanto le vetture – spiega un tecnico – quanto gli equipaggi. Non possiamo correre il rischio di mettere sui mezzi soccorritori non adeguatamente preparati, anche e soprattutto perché si lavora in regime Covid, con protocolli complessi”.

In effetti quasi la metà degli interventi di soccorso sono ormai per casi di sospetto Coronavirus, con problematiche respiratorie o per casi influenzali, che però sono assimilabili, nei sintomi, e vanno quindi trattati come casi di Covid. Come già anticipato da Areu, questi casi mostrano un picco altissimo, analogo alla prima ondata, con Milano che guida la ‘curva’. Dopo il tilt del 112 di ieri, oggi i pronto soccorso “sono stati nelle condizioni peggiori delle ultime settimane – spiegano Anpas, Cri e Misericordie – con sofferenze davvero
forti, soprattutto negli hub come Sacco, Niguarda, Policlinico e S.Gerardo di Monza”. Dove non ci sono tendoni di pre-triage, i pazienti devono aspettare anche mezz’ora nelle ambulanze. “L’unica consolazione
– spiega un soccorritore – è che in questi giorni hanno smesso di farsi portare al pronto soccorso quelli che prima vi si recavano solo per ansia, o per farsi fare gli esami”.

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