Cronaca

San Daniele, comunità in lutto. Persico: 'Restiamo tutti in rispettoso silenzio'

E’ il giorno del dolore. Un dolore forte in una comunità dove ci si conosce tutti, dove tutti si è partecipi di un dolore. Lucrezia Minnilli, 21 anni, si è spenta sulla strada che la stava riportando a casa, tra Scandolara Ravara e Motta Baluffi. Ieri a far visita alla famiglia il primo cittadino di San Daniele, Davide Persico.

Stamattina ha voluto lasciare un messaggio affinché sia rispettato il dolore di una famiglia e dell’intera comunità di San Daniele. In alcuni momenti solo il silenzio – in rispetto del dolore – è d’obbligo.

Sto ricevendo un sacco di chiamate per un commento a ciò che è accaduto. E’ un periodo difficile, molto difficile, pieno di impegni, di problemi, di eventi, di pensieri per la testa che non se ne vogliono e non se ne possono andare. Non si dorme. Non ci si concentra. E allora cosa ne penso di quanto accaduto? La verità è che non mi va di parlarne, non me la sento, per rispetto, per rispetto di chi non c’è più, per vicinanza a chi è rimasto.
Devo rispondere come naturalista alla questione di animali selvatici in pianura? Devo rispondere da sindaco alla questione sicurezza stradale?
Devo rispondere da padre all’idea di perdere una figlia?

No, non devo. Non ne sono obbligato. Ho i miei pensieri, ho un ruolo, dei compiti, ma in questo preciso momento conta il silenzio. Il silenzio assordante che ieri sera ha generato San Daniele, il silenzio necessario di rispetto che la comunità ha manifestato, l’abbraccio stretto che la gente ha chiuso intorno ad una famiglia, a tre persone che l’altro ieri erano quattro, che sorridevano spensierate e che da ieri piangono. Ho voglia solo di piangere con loro come ho fatto ieri andando nella loro casa, nella loro famiglia, preoccupato di non sapere quale altra parola aggiungere a “mi dispiace, vi sono vicino”.

Non ho altre parole da dire, nessuna. Ci vuole intimità in questi casi, rispettosa intimità e la comprensione di quanto effimera sia la situazione quotidiana che superficialmente viviamo. Fermiamoci tutti, guardiamoci intorno, condividiamo le nostre presenze, le amicizie, i problemi, le gioie, i ricordi e i dolori che tutto passa correndo sempre troppo veloce.

Sono una persona anche io. Certo ho un ruolo che impone di esserci, di sobbarcarmi problemi anche di altre persone che in un paese piccolo sono tutti amici, conoscenti. Ma è dura reggere, bisogna fermarsi a riflettere, bisogna fare silenzio, che non vuol dire infischiarsene, vuol dire agire con solidarietà e vicinanza intima. Ci vuole l’intimità della comunità, della famiglia in questi casi. Ci vuole rispettosa condivisione del dolore e rispettosa presenza dell’aiutarsi e sostenersi.

Non serve altro. Dobbiamo esserci, uniti ma in silenzio. Assoluto silenzio“.

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