Cronaca

Il nuovo Dcpm divide i sindaci. Molte le critiche: 'Scaricabarile di responsabilità'

Sindaci divisi sul nuovo Dpcm, che ha suscitato non pochie polemiche sullo scaricabarile che il Governo ha fatto sulle spalle delle amministrazioni comunali. Come spiega il primo cittadino di Cremona, Gianluca Galimberti, “la chiusura delle piazze può far capo alle Forze dell’Ordine o all’esercito, non a un sindaco. “La mia posizione ricalca quella di Anci: bene che sia stato tolto riferimento esplicito ai sindaci, ma in ogni caso questo scaricabarile non è accettabile” evidenzia. “Il provvedimento non dice a chi spetterebbe applicare eventuali ulteriori misure di chiusura. Il sottosegretario Variati ha detto che i sindaci avranno il supporto dei prefetti, cosa giusta perché se il sindaco chiude uno spazio pubblico deve avere le forze a disposizione per garantire il rispetto dell’ordinanza. Ma trattandosi di un problema sanitario sono cose che dovrebbero passare anche da Ats”.

Dura anche la posizione del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, secondo cui “Se la norma avesse mantenuto quel riferimento obbligato (ossia quello che demandava ai sindaci le decisioni di ulteriori chiusure) sarebbe stata pressoché inapplicabile e avrebbe ingiustamente investito i sindaci di responsabilità non proprie, dato che le nostre prerogative non possono sfuggire da un rapporto saldo e interconnesso con le Prefetture e i Comitati provinciali di Ordine pubblico” commenta. “La scelta di chiudere una parte di una città deve essere tutto fuorché discrezionale, bensì ponderata e gestita in collaborazione fra sindaci, Autorità sanitarie, Forze dell’Ordine e di Polizia sotto l’egida della Prefettura, anche perché diventa importante poi l’attuazione concreta di eventuali disposizioni di questo tenore. Non basta assumere un provvedimento, occorre anche farlo rispettare e non sono certo i sindaci che possono disporre e coordinare misure di controllo di questo tenore. Nessun sindaco teme l’assunzione di responsabilità e mi pare che in questo 2020 ne abbiamo data ampia dimostrazione, ma non è nemmeno accettabile uno scaricabarile sui primi cittadini che da soli debbano assumersi la responsabilità di blindare, per conto del Governo, pezzi di città!”

Durissima anche la posizione di Diego Vairani, primo cittadino di Soresina, che critica sia il Dpcm sia l’ordinanza regionale, per le numerose restrizioni decise in maniera indiscriminata: “Non trovo corretto che esca ogni giorno un documento diverso” commenta.”Abbiamo avuto 2 ordinanze regionali in 24 ore e due dcpm in 48. Sono cose che non hanno senso. Soprattutto se considerimo i numeri: in alcune realtà nazionali i dati sono allarmanti, in altre un po’ meno. Dunque vuole una stretta ma ritengo che a farne le spese non debbano sempre essere gli stessi che in questi mesi hanno lavorato per poter andare avanti a lavorare”.

Vairani si riferisce ad esempio alle società sportive dilettantistiche, che da decreto regionale non possono più portare avanti la propria attività. “Ho passato la mattinata al telefono con i dirigenti delle società del territorio. Molte si sono messe in regola con investimenti importanti. Lo stesso vale per i locali. E fermare tutto, in una zona come la nostra dove i contagi sono ancora bassi e dove non abbiamo focolai causati dallo sport, mi sembra assurdo. Soprattutto a fronte del fatto che i nostri ragazzini vanno a scuola, viaggiano sui pullman, e sono quelli i luoghi di potenziale contagio. E vogliamo parlare di tutte quelle attività che per ora sono rimaste in sospeso, come parrucchiere e palestre? Hanno lavorato per garantire sicurezza, e ora rischiano di chiudere, mentre in cose a gestione pubblica, come i mezzi pubblici, non hanno preso alcun tipo di misura”.

Vairani critica anche l’idea di demandare ai sindaci alcune decisioni. “Trovo sia una scelta insensata. Certo, abbiamo chiesto una certa autonomia nel poter essere coinvolti in determinate scelte, quello è vero. Ma dovrebbero coinvolgerci nel senso di interpellarci per capire dove la situazione è veramente critica. La movida di Milano, ma anche di città più piccole come Cremona o Crema, non si può paragonare a quella di Soresina. Dovevano lasciare una discrezionalità a più ampio raggio a noi sindaci, consentendoci di attuare provvedimenti che calzino alla realtà in cui si vive e anche all’andamento dei contagi. Si sono volute eliminare sagre di paese che potevano benissimo essere gestite mentre si fanno fiere internazionali con migliaia di accessi. E’ tutta una contraddizione”.

E ancora, secondo Vairani si sarebbe dovuto lavorare a livello nazionale per “stilare dei protocolli seri”, che fossero validi in caso di nuova impennata dei contagi. “Invece si va avanti a colpi di dcpm e ordinanze, invece di fare sintesi e trovare documenti condivisi. Chi governa, a livello regionale e nazionale, continua a essere distante dai territori e dai cittadini. Sono a favore delle regole, ma che siano chiare e comprensibili ai cittadini e anche contestualizzate rispetto al momento”.

Si tratta invece di un provvedimento troppo soft secondo Michel Marchi, sindaco di Gerre de’ Caprioli: “E’ un provvedimento che non servirà a risolvere il problema e tra una settimana ci ritroveremo con la situazione peggiorata. Fortunatamente a Cremona la situazione è più stabile ma poi le cose peggioreranno anche qui. E quando questo peggioramento arriverà non avremo posti in ospedale perché saranno pieni di milanesi. Temo che alla fine si dovrà per forza arrivare a un nuovo lockdown. Con questo Dcpm è mancato il coraggio di imporre misure più stringenti su alcune zone, quelle più colpite, come l’area metropolitana di Milano”.

Più accomodante la posizione di Pietro Fiori, primo cittadino di Castelleone. “E’ vero che quanto imposto nel Dcpm può essere visto un sovraccarico di responsabilità dato ai sindaci, ma è anche vero che ogni sindaco conosce le zone di criticità della propria città, e sa come e quando sia il caso di agire. E’ però anche vero che Comuni più grandi hanno una dimensione in cui la movida è più sentita e quindi capisco le lamentele dei rispettivi sindaci: per queste situazioni il Governo avrebbe dovuto prendere delle decisioni più drastiche”.

Positivo invece, sempre secondo Fiori, che “si voglia salvaguardare la scuola, che è il baluardo della resistenza. Se riusciamo a resistere con l’aperutura delle scuole abbiamo già vinto a metà rispetto all’affrontare la nuova ondata emergenziale. In ogni caso credo sia inutile perdere tempo a criticare ordinanze e decreti: oggi il nostro impegno sta nel capire come rispondere a cittadini e imprese”.

Positivo anche il commento di Davide Persico, sindaco di San Daniele Po: “Quelle contenute nel Dcpm sono restrizioni necessarie per arginare una situazione grave e per evitare un nuovo lockdown. Bisogna remare tutti nella stessa direzione. E’ vero, è stata scaricata una responabilità sui sindaci, ma era così anche la scorsa primavera”.

lb

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