Covid, servono posti per acuti e semi intensiva. Positivi anche in ospedali non HUB
I 17 HUB covid regionali, tra cui l’ospedale di Cremona, devono dotarsi rapidamente di posti letto semi intensivi e di degenza per acuti (rispettivamente 400 e 1000 posti letto, indicativamente 50-55 di degenza e 20-25 di degenze semi intensive per ciascun presidio). Non solo: la Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia ha anticipato durante un incontro dello scorso 13 ottobre l’intezione di proprorre l’adozione di un provvedimento finalizzato ad incrementare significativamente posti letto di subacuti.
Gli Ospedali, pubblici e privati accreditati a contratto dotati di unità di Pneumologia, inoltre, saranno nuovamente abilitati come strutture idonee all’accoglienza dei pazienti COVID, previo immediato ripristino, da parte della Direzione della struttura stessa, degli adeguati percorsi e procedure di isolamento. Le Direzioni sono poi invitate a reintrodurre riduzioni delle attività di ricovero programmato definendo, per ogni Presidio, soprattutto in funzione della capacità ricettiva dello stesso (compresa un’attenta valutazione del boarding di Pronto Soccorso) quali attività potranno essere mantenute e quali dovranno essere temporaneamente sospese, raccomandando la massima accuratezza nel definire i percorsi da dedicare ai pazienti COVID e i percorsi per i pazienti grigi/in screening.
L’indicazione, in ogni caso, è quella di gestire i pazienti positivi direttamente nel Presidio Ospedaliero accettante, in
aree isolate, e vengano proposti per il trasferimento verso gli ospedali HUB solo nel caso sviluppino patologia COVID con necessità di assistenza in Terapia Intensiva, Semintensiva o Malattie Infettive.
Le disposizione sono contenute in una circolare inviata dalla Direzione Generale Welfare lombarda agli operatori interessati, tra cui le varie ATS e ASST. Decisioni assunte in “considerazione del recente aggravamento della situazione epidemiologica caratterizzata da un incremento significativo dei contagi da Coronavirus” e “in previsione di una situazione generale che evidenzia segnali di crescita della diffusione epidemica”, oltre che a seguito di “un ulteriore appesantimento della pressione sulle strutture ospedaliere soprattutto nell’area metropolitana”.