Cultura

Sollima e Rana incantano l'Auditorium del Museo del Violino

Fotoservizio Sessa

Era il 1977 quando le sonde Voyager venivano lanciate nello spazio dalla Nasa per l’esplorazione del sistema solare esterno. Con loro viaggiava un disco d’oro contenente parole e musica, incluso il Primo movimento dalla Quinta sinfonia di Beethoven. Già da questo si intuisce la portata del Genio di Bonn, celebrato in tutto il mondo nel 2020 per il 250esimo anniversario della nascita. Cremona non ha fatto eccezione rendendo omaggio al compositore con il concerto di ‘STRADIVARIfestival’ tenuto domenica al Museo del Violino, che ha portato nell’Auditorium Arvedi quattro artisti d’eccezione:  la virtuosa del pianoforte Beatrice Rana, l’istrionico violoncellista Giovanni Sollima e i giovani ma già affermati Andrea Obiso al violino e Giuseppe Russo Rossi alla viola.

In programma due celebri pagine beethoveniane, eseguite con pregevoli strumenti alcuni di scuola cremonese: il violoncello Francesco Ruggeri 1679, il violino Guarneri del Gesù 1741 e la viola Nicolas Augustin Chappuy 1774. Non è mancato un brano firmato dallo stesso Sollima, la “Sonata per il 2050”, all’epoca della creazione descritta così: «Ho preso un frammento di una Sonata di Beethoven, alcune battute di un Preludio bachiano per liuto e ho proiettato tutto nel 2050». Per questo pezzo, il vulcanico artista palermitano ha suonato uno strumento contemporaneo del liutaio Filippo Fasser. Espressiva e ineccepibile alla tastiera Beatrice Rana, che prima di andare in scena aveva anche rilasciato un’intervista a Cremona1, dove il concerto -come l’intera rassegna ‘STRADIVARIfestival’- è stato trasmesso in diretta.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...