Cronaca

Lo Stradivari Hellier, 1679 lascia Cremona. Bodini: 'Mio impegno, riportarlo qui'

Causa scadenza del permesso temporaneo di importazione, non più prorogabile dopo 10 anni, il violino intarsiato Hellier, 1679, di Antonio Stradivari ha lasciato ieri il Museo del Violino di Cremona ed è tornato in Svizzera per un periodo di tempo non precisato. E’ tuttavia impegno del Museo stesso operare perché questo prezioso e simbolico violino possa ritornare ad essere ammirato nel percorso museale.

“Si stima che Antonio Stradivari abbia prodotto nella sua bottega 1.120 strumenti musicali di cui circa la metà sono sopravvissuti fino ai nostri giorni” spiegano gli esperti del Museo. “Di tutti questi soltanto 10, e tutti costruiti nei suoi anni giovanili, sono intarsiati o decorati.

A giudizio pressoché unanime il più bello tra tutti questi strumenti è proprio il violino Hellier, del 1679, che negli ultimi decenni ha fatto parte della Collezione di Herbert ed Evelyn Axelrod, divenuti cittadini onorari di Cremona dopo aver regalato alla città nel 2004 lo Stradviari Clisbee”.

I forti legami tra gli Axelrod e Cremona avevano fatto sì che gli stessi affidassero alla custodia della Fondazione Stradivari fin dal 2011 il loro gioiello più prezioso, appunto l’Hellier, esposto quindi al Museo del Violino fin dalla sua apertura, nell’ambito del progetto “friends of Stradivari” dei quali peraltro sono stati generosi sostenitori.

A distanza di quasi 10 anni il permesso di importazione temporanea è scaduto ed il violino ha dovuto nei giorni scorsi far ritorno in Svizzera, ultima residenza degli Axelrod prima della loro morte.

“Il violino Hellier fa ora parte di un trust che darà luogo ad una Fondazione intitolata agli Axelrod ed il suo destino non è ancora definito” spiega Paolo Bodini, presidente friends of Stradivari. “Da tempo mi sto impegnando per una soluzione che permetta di riportare questo capolavoro nell’unico posto al mondo dove dovrebbe restare: Cremona.  Sono stato più volte a Zurigo a parlare con lo studio legale che ha in mano l’eredità Axelrod e i contatti continuano.

Ritengo che questo violino stia alla produzione di Stradivari come la Gioconda sta a quella di Leonardo e dobbiamo fare di tutto perché questo violino non finisca nel caveau di qualche oligarca russo o di qualche neo miliardario cinese, perché questo è il vero rischio.  E’ un patrimonio che dovrebbe tornare italiano.  Lancio in questo senso un appello alle nostre autorità e a tutti coloro che possono avere un’idea di come raggiungere questo scopo.  Io continuerò a impegnarmi per questo risultato”.

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