Lettere

Sterile, antistorica e ipocrita
la polemica della Destra verso
la mostra “Affiche”

da Luca Chino Ferrari

Caro direttore,

una polemica sterile, puerile, antistorica vede ancora protagonista la Destra locale, dopo le risibili obiezioni all’utilizzo di “Bella Ciao” in occasione delle celebrazioni dello scorso 25 Aprile. Stavolta il bersaglio sono le immagini dell’artista Nicoletta Ceccoli nell’ambito della rassegna “Affiche”.
A giudicare da quanto riportato da CremonaOggi, non varrebbe neppure la pena di ingegnarsi in una qualsivoglia risposta se non fosse che il clima sociale (e culturale, politico…) anche di questa sonnolenta città è tanto degenerato da destare preoccupazione tra i pochi liberali e libertari rimasti.
Le obiezioni della Destra si potrebbero riassumere nella classica, ipocrita formula: nulla da eccepire rispetto alla libertà di espressione, ma inaccettabile che simili immagini siano esposte sulla pubblica via, alla vista anche di piccoli occhi sensibili.
Obiezione che potrebbe avere un fondamento se “i piccoli occhi sensibili” vivessero chiusi in casa con un cappuccio in testa e non nella controversa realtà contemporanea dove le istituzioni educative tradizionali sono in evidente crisi anche a causa della massiccia, pervasiva invadenza dei social media (per altro considerati acriticamente proprio dalla politica come ultima frontiera del mondo post-pandemico…).
Perché in un Paese normale, civile, maturo, le immagini, anche le più controverse, dovrebbero diventare semmai occasione di confronto, di analisi critica della realtà, anche di scontro, ma non andrebbero mai censurate, come stabilisce la stessa carta costituzionale (art. 21) a dispetto di esperienze infauste come quelle del ventennio fascista e di tutte le dittature antiche e moderne che azzerano il livello di umanità del pianeta. A maggior ragione immagini che sono innegabilmente espressione artistica come quelle della rassegna: alla stessa stregua bisognerebbe censurare gran parte dell’arte del Novecento e di questi primi vent’anni del Duemila – statue, monumenti, architetture comprese. Che dire poi di certa aerosol art? O di manifesti politici, scritte sui muri, pubblicità? I vostri bambini non hanno incubi notturni da quando, passando per la piazza della stazione, si imbattono nel fantasmagorico violino di Palù?
D’altronde, da movimenti politici che in nome della famiglia (una sola, naturalmente, quell’unica considerata ‘naturale’ a discrimine di tutte le altre espressioni di legame e affettività umana), stabiliscono cos’è giusto e cosa sbagliato, cos’è morale e cosa immorale, opportuno e inopportuno, ritenendo la politica l’avamposto etico dell’esistenza civile di una nazione (come fossimo nell’Iran dell’ayatollah Khomeini!), forse non è ragionevole aspettarsi alcunché di diverso.

Luca Chino Ferrari
scrittore

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