Cronaca

Traffico rifiuti, smaltimento anche a Cremona: giro d'affari da 6 milioni di euro

Ricevevano rifiuti stoccandoli nel proprio deposito, ma spacciandoli per argilla: questo il coinvolgimento dell’azienda di Castelleone finita nella maxi operazione condotta dalla Dia, dal Gruppo Carabinieri Forestale e la Sezione di P.G. della Procura di Brescia, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale e di decreto di sequestro preventivo, emessi dal Tribunale di Brescia, nei confronti di imprenditori operanti nel settore dei rifiuti.

In sostanza gli indagati avevano creato un vera e propria filiera del riciclo dei rifiuti, che partiva da un’impresa di Mantova, la quale si occupava di ritirare fanghi industriali, con l’obiettivo di trattarli e trasformarli in ‘similargilla’, prodotto utilizzato in edilizia e nelle cave. In realtà il trattamento non veniva fatto come previsto, e di fatto questi rimanevano rifiuti. Il ritiro veniva quindi fatto da tre società, due in provincia di Brescia e quella di Castelleone, dove nel maggio 2018 la Procura aveva ordinato il sequestro preventivo del sito, con oltre 20mila tonnellate di fanghi, segnalato in quanto maleodorante. Il giro d’affari fruttava un guadagno di circa 2 milioni di euro annui.

La misura emessa dal gip di Brescia su ha riguardato la sottoposizione all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria di un 58enne residente a Erbusco ( Brescia) e di un 49enne di Revere, nel Mantovano, entrambi imprenditori, ed il sequestro preventivo di numerosi rapporti finanziari, immobili, compendi aziendali e quote delle società coinvolte nelle indagini, con sedi legali nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, per un valore complessivo stimato in circa 6 milioni di euro.

Gli accertamenti iniziati nel 2016, nell’ambito dell’operazione ‘Similargilla’, hanno svelato un traffico di ingenti quantitativi di rifiuti che, attraverso la compilazione di documentazione falsa, sarebbero stati illecitamente smaltiti sotto la falsa veste di prodotti End-of-Waste, ovvero derivanti dal processo di recupero di rifiuti. Nello specifico, i rifiuti transitavano in un impianto in provincia di Mantova e venivano illecitamente smaltiti in due siti nella provincia di Brescia, nonchè in provincia di Verona e Cremona, seguendo il fenomeno della cosiddetta ‘Finta economia circolare’.

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