Tamoil, inquinamento senza fine: I dubbi della Bissolati e la richiesta dell'Osservatorio
C’è ancora inquinamento sotto i terreni della Bissolati. Lo dimostrerebbero le rilevazioni che la società canottieri ha affidato da circa un anno alla società specializzata Copernico di Milano, con la consulenza del geologo Gianni Porto, il tecnico che ha supportato la causa di Gino Ruggeri contro la Tamoil, portando ad un processo finito con la condanna del manager Enrico Gilberti per disastro ambientale.
La società canottieri già da oltre un anno sta monitorando per conto proprio l’andamento dei gas interstiziali e la presenza di idrocarburi all’interno dei propri confini, per avere un quadro esatto e soprattutto continuativo della situazione. Il monitoraggio riguarda sia i materiali fluidi (il surnatante la cui presenza era stata accertata fin dal 2011), sia i gas interstiziali, non ritenendo sufficienti i dati che emergono dalle verifiche trimestrali che l’Arpa effettua nei pozzetti individuati a suo tempo in conferenza dei servizi.
“Abbiamo sollecitato Arpa ad ispezionare anche i nostri pozzetti, ma finora ciò non è avvenuto”, afferma il presidente della società, Maurilio Segalini. “E’ accertato ad esempio che l’innalzamento o l’abbassamento del livello del Po condiziona l’andamento degli idrocarburi nel sottosuolo, ma questo può essere dimostrato solo con un monitoraggio continuo”. Il monitoraggio in corso da un anno avrebbe già mostrato la presenza di inquinante entro la profondità di un metro dalla superficie calpestabile. I risultati saranno funzionali alla causa civile che la società oltre ad alcuni soci (della stessa Bissolati, del Flora e del Dopolavoro ferroviario) intenterà alla Tamoil per il risarcimento dei danni subiti. Per fare un esempio, il solo riempimento delle piscine con acqua potabile da acquedotto, come pure per gli usi igienici e per il bar, costa alla società almeno 40mila euro l’anno: e questo perchè nonostante le analisi confermino l’assenza di idrocarburi dall’acqua dei pozzi (che pescano a 140 e a 75 metri di profondità) non è possibile per la canottieri utilizzarla trattandosi di area tecnicamente da bonificare.
“Come già evidenziato in un nostro intervento del dicembre scorso – rincara la dose Sergio Ravelli, socio Bissolati e tra i promotori della causa contro Tamoil – sarebbe stato opportuno che tali monitoraggi fossero stati effettuati, come espressamente richiesto dalla società Bissolati, alla presenza dell’Arpa e dell’Amministrazione comunale, in occasione dei controlli periodici sulle aree esterne effettuati dalla società incaricata da Tamoil. Questo purtroppo non è avvenuto.
L’esito dei monitoraggi effettuati sui terreni della canottieri, a quanto ci risulta, non sono per niente tranquillizzanti. Ne fa testo l’istanza che gli avvocati Gian Pietro Gennari e Claudio Tampelli hanno presentato al Tribunale di Cremona al fine di effettuare un “accertamento tecnico preventivo per verificare lo stato attuale del terreno e della falda della Bissolati, per accertare se l’inquinamento c’è ancora e se c’è a che punto è”. Tale iniziativa è oltremodo necessaria prima di avviare la causa civile per il risarcimento del danno causato dalla raffineria Tamoil”
Da qui, la richiesta di Ravelli all’assessore all’Ambiente Simona Pasquali affinchè venga al più presto convocato l’Osservatorio Tamoil, “unico strumento a disposizione per una seria e concreta interlocuzione con la dirigenza Tamoil oltre che occasione per una informazione pubblica e trasparente sui dati ambientali. Ricordo che l’Osservatorio Tamoil non viene convocato da oltre due anni. L’ultima seduta, che ha avuto come argomento prevalente il progetto di dismissione degli impianti di raffinazione, si è tenuta infatti il 4 luglio 2018.