Cronaca

Omicidio della piccola Gloria Tutto pronto per il processo, compresi gli arredi anti Covid

Si aprirà lunedì in Corte d’Assise a Cremona il processo nei confronti di Kouao Jacob Danho, 38 anni, l’operaio ivoriano accusato dell’omicidio volontario della figlia Gloria, di soli due anni. L’imputato, difeso dagli avvocati Giuseppe Bodini e Michele Tolomini, sarà processato con il rito ordinario, in quanto lo scorso 19 giugno il gup Pierpaolo Beluzzi aveva rigettato la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa relativa alla legge 33 del 2019 in tema di inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo. Danho, in sostanza, non ha potuto usufruire del giudizio abbreviato, che in caso di condanna gli avrebbe garantito lo sconto di un terzo della pena. Il processo sarà presieduto dal presidente del tribunale Anna di Martino affiancata da un giudice togato e da sei giudici popolari. Contestata all’imputato, che sarà tradotto a Cremona dal carcere di Pavia, dove è rinchiuso, c’è anche l’aggravante della premeditazione. Parte civile è la mamma della piccola Gloria, assistita dall’avvocato Elena Pisati. Per dar modo alla corte di lavorare in sicurezza in tempo di Covid, ad ogni postazione dei giudici sono stati applicati pannelli in plexiglass e le sedie di legno sono state sostituite con altre trasparenti e più leggere.

L’omicidio si era consumato il 22 giugno del 2019 nell’appartamento di via Massarotti dove l’imputato si era trasferito dal primo giugno del 2019, mentre l’ex compagna e la figlia erano ospiti di una casa protetta. Nella sua casa, Danho aveva accoltellato la figlia due volte, una al fegato e una ai polmoni. La piccola si sarebbe potuta salvare, se suo padre avesse chiamato subito i soccorsi. Il 38enne aveva confessato il delitto tempo dopo i fatti, mentre in un primo tempo aveva puntato il dito contro un fantomatico rapinatore. Le tracce ematiche e le impronte trovate sul coltello, però, riportavano esclusivamente al papà e alla figlia. Per la difesa, l’omicidio rientra in un quadro di disagio esistenziale ed economico vissuto dall’imputato, che faceva l’operaio alla Magic Pack di Gadesco, che ora in carcere sta seguendo un percorso riabilitativo e che si è detto pentito. Lo scorso luglio il gip aveva respinto la richiesta di perizia psichiatrica per Danho.

Il movente è quello della vendetta: Jacob ha ucciso Gloria per vendicarsi dell’ex compagna che non ne voleva più sapere di tonare con lui, infrangendo tutti i suoi sogni di poter tornare a ricostruire la sua famiglia. La coppia si era conosciuta in Libia nel 2016, anno in cui, secondo la ricostruzione effettuata dalla squadra investigativa della procura, avevano compiuto il viaggio migratorio verso l’Italia. In terra d’Africa avevano stretto la loro unione fondata su ‘un forte patto di lealtà’, come riferito dalla stessa Isabelle. Quest’ultima, in sostanza, aveva nei confronti nel convivente un ‘debito di gratitudine legato al fatto che loro si erano conosciuti in Libia e che probabilmente lui l’aveva salvata o comunque protetta da una situazione di grave pericolo’. La donna aveva sempre saputo che il compagno aveva lasciato in Costa d’Avorio due figli avuti da un precedente matrimonio, e che lui spediva in patria denaro per il loro sostentamento. Non sapeva, però, che il 38enne aveva un’ulteriore figlia, una situazione che aveva generato nella coppia non pochi contrasti, fino ad arrivare al 22 febbraio del 2019, quando, durante un litigio, lui l’aveva colpita con un forte schiaffo all’orecchio, causandole lo sfondamento del timpano destro. Lei non aveva presentato denuncia, ma la polizia locale aveva comunque avviato la procedura per collocare lei e Gloria in una struttura protetta. Le due non si erano più ricongiunte con Jacob, anche se Isabelle non aveva mai vietato a Jacob di vedere la bambina.

“La mia cliente è ancora molto provata”, aveva detto a suo tempo l’avvocato di parte civile Elena Pisati. “L’imputato sapeva che lei viveva per la sua bambina e per vendicarsi ha deciso di colpirla proprio nel suo affetto più forte. Gloria era tutto per la sua mamma, e aver dichiarato il contrario è l’ennesima mistificazione. Cercare di trovare una giustificazione per un gesto così terribile per poi provare ad addossare le colpe sulla madre è davvero squalificante. Il fatto parla da sè”.

Sara Pizzorni

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