Positiva al Covid cameriera al primo giorno di lavoro: tampone e quarantena per tre colleghi
Una cameriera del Roadhouse di via Mantova è risultata positiva al Covid e tre suoi colleghi, che erano stati a distanza ravvicinata sono attualmente in quarantena fiduciaria in attesa del doppio esito del tampone. Avviato lo screening anche sugli altri lavoratori che erano in servizio nella stessa giornata della ragazza. Al momento non risulta che tra questi vi siano casi positivi.
La notizia è stata accertata oggi, ma il fatto risale al 4 settembre. La cameriera, dipendente da un’agenzia di lavoro interinale, era al suo primo giorno di lavoro. La mattina successiva ha accusato alcuni sintomi sospetti, non si è recata al lavoro e ha avvisato l’azienda che a sua volta ha avviato la procedura di rito, avvertendo l’Ats. Le tre persone messe in isolamento sono i colleghi che il giorno precedente avevano avuto un contatto ravvicinato, ossia avevano pranzato con lei. Tutti risultano asintomatici.
L’Ats, interpellata, non ha fornito ragguagli in merito. Di certo non ha ritenuto di chiudere il locale, che infatti è sempre rimasto aperto, con altro personale. “Non c’erano i presupposti per una chiusura – dichiarano dal gruppo Cremonini -. Il locale, come tutti quelli del gruppo, segue scrupolosamente i protocolli sanitari e di igienizzazione fin dal primo giorno della riapertura dopo il lockdown. Un cameriere che si avvicina al tavolo, prende le ordinazioni stando a distanza e con mascherina e poi torna per lasciare il piatto, non è uno ‘stretto contatto'”. Lo ‘stretto contatto’, come definito dal Ministero della salute in una situazione come questa, è infatti quello a distanza ravvicinata tra individui, per un periodo di almeno 15 minuti.
Peraltro, aggiungono dall’azienda, “i locali sono tutti molto ampi e con i posti a sedere ridotti di almeno un terzo. Alla riapertura post lockdown la clientela ha reagito molto positivamente, tornando a frequentare i nostri ristoranti, dove mettiamo in atto tutte le misure necessarie per prevenire situazioni di contagio, dalle tovagliette usa e getta, alle ordinazioni effettuabili tramite QRcode. Restano ancora chiuse per precauzione, in alcune sedi, le stanze gioco per i bambini”.
E’ eventualmente compito dell’Ats rintracciare, sulla base dei recapiti e dei numeri di telefono forniti, i clienti che erano presenti quella sera.
Appare evidente che il contagio non sia partito dal locale di via Mantova: la giovane lavoratrice part time deve dunque aver contratto il virus altrove.
Quello di Cremona è uno degli ultimi ristoranti aperti dal gruppo Cremonini, una catena arrivata oggi a 155 locali con 2000 dipendenti, tra diretti e lavoratori interinali: come appunto la sfortunata ragazza al suo primo giorno di lavoro. gbiagi