Cronaca

Ospedale Covid, nuova struttura, servizi chiusi: la politica riparte dai problemi della sanità

foto Sessa

L’ospedale e la sanità saranno i temi del dibattito politico locale nel primo consiglio comunale del dopo ferie, in programma il 14 settembre. Si tornerà a parlare della possibilità di costruire un nuovo ospedale, riprendendo così il discorso avviato nei mesi scorsi, prima con la proposta di utilizzo dei fondi del Mes da parte dell’eurodeputato Salini, poi con l’illustrazione dell’idea da parte del direttore generale dell’Asst Rossi ai capigruppo. I problemi della sanità cremonese vanno oltre la possibile realizzazione di un nuovo ospedale e riguardano qualcosa di molto più immediato, ossia la piena ripresa delle attività ospedaliere e ambulatorali (da dopo il Covid, la radiologia è tuttora chiusa agli esterni e le visite specialistiche hanno tempi lunghissimi), l’incognita del Piano organizzativo aziendale (le linee guida regionali, da dopo il Covid sono rimaste allo stato di bozza) e la novità dello scorso agosto, ossia la decisione della giunta regionale di  inserire l’ospedale di Cremona tra quelli destinati al Covid. Quasi tutti gli ospedali dei capoluoghi di provincia sono inseriti in questa lista, ma non quello di Lodi: e la preoccupazione degli operatori sanitari cremonesi è che qui a Cremona si riverseranno i malati provenienti da quello che è stato il primo focolaio d’Italia, oltre a coloro che gravitano sul casalasco e sul cremasco (i rispettivi ospedali saranno Covid free).

Di questi timori si è fatto portavoce il consigliere regionale democratico Matteo Piloni, con una interrogazione a Gallera. Nulla è ancora chiaro rispetto al potenziamento dell’organico in largo Priori o in che modo saranno differenziati i percorsi per Covid e non Covid. Si teme poi che la realizzazione di un reparto da 20 posti di subintensiva, per cui Cremona si è aggiudicata un cospicuo finanziamento, ma che richiede tempi medio lunghi (almeno un anno) metta in secondo piano la necessità di allestire posti di subintensiva in tempi rapidi, utilizzando spazi già esistenti che possono essere riadattati nel giro di qualche mese, in modo da essere pronti in caso di bisogno. Il rischio insomma, è che l’ospedale di Cremona possa ricadere in alcune delle criticità viste nei mesi scorsi.

Come si diceva, il piano organizzativo aziendale, che deve ridefinire i vari ambiti ospedalieri, è rimasto lettera morta dall’inizio dell’anno. Nel frattempo se ne è andato in pensione il primario del Pronto Soccorso, Antonio Cuzzoli, che era stato molto polemico nei confronti del previsto ridimensionamento della medicina d’urgenza, già nell’aria a fine 2019. Quel posto è ora stato messo a concorso, come pure quello per la direzione del Servizio Dipendenze (psichiatria). gbiagi

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