Don Fiocchi torna in Diocesi dopo 21 anni in Albania. Il racconto della sua missione
Don Giovanni Fiocchi, sacerdote fidei donum in Albania, ha fatto rientro in diocesi a Cremona qualche settimana fa, concludendo così un’esperienza missionaria durata ben 21 anni nella diocesi di Puke. Un’esperienza di cui ha parlato in un’intervista pubblicata sul sito della diocesi e raccolta sul Camino de Santiago, dove in questi giorni don Giovanni si trova in pellegrinaggio, in vista di una nuova fase della sua vita sacerdotale nella diocesi d’origine.
Una situazione difficile, quella della Chiesa in Albania, così come ha raccontato don Fiocchi: “Dal 1967 agli anni ’90 era negato ogni tipo di religione, anche nelle pratiche private. La Chiesa cattolica era stata inoltre decimata da persecuzioni e incarceramenti. Era una Chiesa non in grado di procedere e svilupparsi da sola. I pochi sacerdoti presenti, una decina, erano anziani e segnati dalla sofferenza. La presenza di clero e di religiosi provenienti da altri Paesi è stata determinante per la rinascita della Chiesa Albanese. Io ho vissuto nella diocesi di Puke. Con mia grande gioia, dopo il 2000 lì sono stati ordinati sette sacerdoti. Certo ne servirebbero almeno una trentina, ma credo sia un grande risultato. Questi giovani hanno portato speranza e hanno permesso il riprendersi della vita cristiana. Uno di loro, tre anni fa, è stato ordinato vescovo della diocesi. Bisogna ancora crescere molto, ma la situazione non è più così drammatica.
Abbiamo lavorato per riuscire a far crescere la vita cristiana, con celebrazioni liturgiche, catechesi e non solo. Nell’unica realtà urbana presente nel territorio abbiamo avviato un progetto che richiama e si ispira ai nostri oratori. In questo modo la gente ha potuto avere uno spazio dove incontrarsi e mantenere i rapporti. Siamo riusciti a formare laici, elemento prezioso di ogni comunità”.
In questo momento, don Fiocchi è in pellegrinaggio a Santiago de Compostela. A settembre sarà a Caravaggio. “Il nostro vescovo ha avuto la lungimiranza di chiedermi di stare lì per un anno. E poi si vedrà. Devo ri-imparare a stare in una realtà completamente diversa rispetto a quella che conosco. Spero di poter servire anche alla chiesa di Cremona, perché la vocazione missionaria della Chiesa deve essere tenuta presente. È un aspetto fondamentale dell’essere cristiani. E temo che non sia sempre stata una priorità. Ma la Chiesa è nata missionaria, e deve essere questo spirito a guidarla”.