Ritratto di Antonio Scamoni, il cremonese che lanciò il calcio in Italia
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di Marco Bragazzi
L’inizio di una storia italiana quasi dimenticata, quella del calcio. Antonio Scamoni indossa una elegante cravatta con una vistosa pochette nel taschino, lo sguardo tranquillo e la sua giacca portata “a pennello” lo fanno sembrare pronto per partecipare ad una elegante cena. A ben vedere i pantaloncini corti sopra il ginocchio, i calzettoni e le scarpe sportive offrono un profilo un po’ eccentrico per una formale cena, ma in quella foto il cremonese Antonio non era di certo pronto a sedersi in maniera pasciuta a tavola, anzi, doveva cominciare a correre per arbitrare una partita di calcio.
Altri tempi, altro calcio, una etichetta formale nell’abbigliamento e nel rispetto delle regole che investiva gli arbitri ma anche i giocatori, basti pensare alla Pro Vercelli che scendeva in campo ad inizio XX secolo per le presentazioni con un elegantissimo trench bianco “all’inglese”, quasi a rimarcare l’origine isolana del gioco.
Antonio Scamoni era nato a Cremona nell’anno, il 1886, in cui veniva a mancare Amilcare Ponchielli, cremonese destinato a fare la storia della musica, mentre il neonato Antonio sarà destinato a far nascere “il miracolo” del calcio. La storia di due forme di espressione è il filo comune che lega il protagonista di un’arte già allora diffusa in tutto il mondo e il pioniere nello sport che presto si diffonderà in tutto il mondo.
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