Cronaca

Bilancio demografico Istat: continua il calo di nascite, a Cr 78 in meno tra 2019 e 2018

La foto simbolo del boom di nascite all'ospedale di Cremona verificatosi alla fine di giugno: 15 in 24 ore

Continua a diminuire la popolazione in Italia, e la provincia di Cremona non fa eccezione. Lo dice il Bilancio demografico pubblicato oggi 13 luglio dall’Istat, con i dati – ancora provvisori – relativi a nati, morti, nuove iscrizioni alle anagrafi e cancellazioni.
Per la provincia di Cremona, il saldo naturale (ossia la differenza tra morti e nati) nel 2019 è stato di -1490 unità: 3.977 sono state le persone decedute, 2.487 i nuovi nati. Tenendo conto anche del saldo migratorio, se a inizio 2018 la popolazione residente ammontava a 358.521 persone, alla fine dell’anno era scesa a 358.347, con una differenza di 174 unità.

Nel comune di Cremona il saldo morti/nuovi nati è di 382 unità in meno: 851 i morti e 469 i nuovi nati con una quasi parità tra maschi e femmine: 235 i primi, 234 le seconde. Solo il saldo migratorio ha consentito alla città capoluogo di non vedere scendere ulteriormente la popolazione: a fine anno eravamo in 72.672 residenti contro i 72.617 di gennaio.

Luglio a Cremona è stato il mese con più nati (53), settembre con meno (30). Le persone decedute divise per genere sono state 394 maschi e 457 femmine; il mese con più decessi è stato marzo (85) e con meno settembre (49). Da notare che nel 2018 il saldo naturale era stato più contenuto, con 548 nati e 807 morti (saldo pari a -259). Dunque nel 219 sono nati a Cremona 78 bambini in meno rispetto al 2018 e sono morte 44 persone in più.

A Crema il saldo naturale è stato di -86 unità, con 270 nati, di cui 130 maschi e 356 morti, di cui 173 maschi e una popolazione residente in aumento a fine anno: 34.606 residenti contro i 34.421 di gennaio 2019.

A Casalmaggiore saldo naturale pure negativo di 26 unità con 118 nati (65 dei quali maschi) e 144 morti (60 maschi) e popolazione che a fine 2019 era salita a 15.481 residenti contro i 15.402 di inizio anno.

A livello nazionale l’Istat rileva che “nel corso del 2019 la differenza tra nati e morti è di -214 mila unità. Il saldo naturale della popolazione residente, nel complesso, è negativo in tutte le regioni: unica eccezione la provincia autonoma di Bolzano, che prosegue il suo trend positivo in termini di capacità di crescita naturale.
Il tasso di crescita naturale, che si attesta a -3,6 per mille a livello nazionale, varia dal +1,5 per mille di Bolzano al -8,1 per mille della Liguria. Anche Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Molise presentano livelli del saldo naturale particolarmente accentuati, superiori al -5,5 per mille.
Il deficit di nascite rispetto ai decessi è tutto dovuto alla popolazione di cittadinanza italiana (-270 mila), mentre per la popolazione straniera il saldo naturale resta ampiamente positivo (+55.510). Il tasso di crescita naturale degli stranieri è pari in media nazionale a 10,5 per mille.
Senza il contributo fornito dagli stranieri, che attenua il declino naturale della popolazione residente in Italia, si raggiungerebbero deficit di sostituzione ancora più drammatici.

“Il record negativo di nascite – continua l’Istat – dall’Unità d’Italia registrato nel 2018 è di nuovo superato dai dati del 2019: gli iscritti in anagrafe per nascita sono appena 420.170, con una diminuzione di oltre 19 mila unità sul 2018 (-4,5%). Il calo si registra in tutte le ripartizioni, ma è più accentuato al Centro (-6,5%).
I fattori strutturali che negli ultimi anni hanno contribuito al calo delle nascite sono noti e si identificano nella progressiva riduzione della popolazione italiana in età feconda, costituita da generazioni sempre meno numerose alla nascita – a causa della denatalità osservata a partire dalla seconda metà degli anni Settanta – non più incrementate dall’ingresso di consistenti contingenti di giovani immigrati.
Negli ultimi anni si assiste anche a una progressiva diminuzione del numero di stranieri nati in Italia, così che il contributo all’incremento delle nascite fornito dalle donne straniere, registrato a partire dagli anni duemila, sta di anno in anno riducendosi”.

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