Cronaca

Droga e telefoni nascosti nel doppio fondo di due pentole Erano destinati a un detenuto

Un’operazione portata a termine dal reparto di polizia penitenziaria di Cremona e dalle unità cinofile del distaccamento di Milano -Bollate ha permesso di trovare e sequestrare oltre 90 grammi di haschish, 2 smartphone e 3 microcellulari, completi di sim e carica batterie. Il materiale rinvenuto, proveniente da un pacco postale, era stato abilmente nascosto nel doppio fondo di due pentole destinate a un detenuto del penitenziario. “Il sindacato di polizia penitenziaria”, ha detto il vice segretario regionale Si.N.A.P.Pe Vincenzo Martucci, “esprime la massima gratitudine al personale di polizia penitenziaria cremonese guidato dall’ispettore superiore Parentera, che seppur ancora in piena emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19, che ha visto colpita duramente anche la provincia di Cremona, fino ad oggi ha saputo mettere in atto tutte quelle misure di prevenzione idonee ad evitare contagi all’interno del penitenziario in questione, pur mantenendo alto il livello di attenzione e di contrasto alle attività illecite con la massima professionalità e senso del dovere”.

“Il rinvenimento di tale materiale”, ha fatto sapere a sua volta il Sappe, “fa ben capire l’importanza dei controlli che i poliziotti penitenziari quotidianamente mettono in atto all’interno degli istituti di pena. Se la droga ed i telefoni fossero arrivati all’interno dei reparti si sarebbe messo in grave pericolo la sicurezza stessa dei detenuti e del personale operante. Pertanto, il plauso che il Sappe rivolge al personale del reparto cremonese è ricco di significato”. “Grazie a loro, dunque, alla loro professionalità, ne è stato impedito l’ingresso nel carcere”, ha commentato il segretario regionale Sappe della Lombardia Alfonso Greco.

Per Donato Capece, segretario generale Sappe, “l’ingresso o il tentato ingresso di cellulari nella carceri è un flusso continuo ed il fenomeno non viene contrastato in maniera adeguata dall’Amministrazione nè dal legislatore: l’indebito possesso ed introduzione di tali apparecchi non configurano, infatti, precise ipotesi di reato, come invece dovrebbe, ma restano semplici violazioni amministrative ai regolamenti interni per un semplice possesso di oggetti non consentiti. Inutile ribadire per l’ennesima volta che l’utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, può alimentare e favorire le varie attività criminose dettate dall’interno all’esterno delle carceri”. Capece ha poi aggiunto che “sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la polizia penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo. Ma va previsto anche uno specifico intervento legislativo che punisca severamente coloro che detengono telefoni cellulari in carcere, prevedendolo come reato”.

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