Cronaca

Migranti sfruttati e truffa Arrestato economo cremasco e indagati funzionari pubblici

Un economo cremasco e tre funzionari pubblici di Bergamo e Cremona. Si indaga anche su di loro in un’inchiesta dei carabinieri di Bergamo su una presunta truffa sui soldi per i migranti che coinvolge la Caritas della città orobica. Il bilancio è di tre arresti e 38 avvisi di garanzia per associazione a delinquere finalizzata alla truffa allo Stato. Ai domiciliari è finito l’economo Giovanni Trezzi, 49 anni, di Crema, così come padre Antonio Zanotti, 73 anni, fondatore e guida spirituale della cooperativa Rinnovamento con sede a Romano di Lombardia, nella bergamasca, già finito nei guai due anni fa perchè accusato di abusi sessuali nei confronti di un giovane che aveva aiutato. Ai domiciliari anche la presidente Anna Maria Preceruti, 58 anni, di Antegnate. L’indagine è partita da quanto accaduto ad un’educatrice di un centro di accoglienza a Fontanella, nella bergamasca, vittima, nel 2017, di una violenza sessuale da parte di un immigrato della Sierra Leone, poi arrestato. Nella testimonianza dell’educatrice era emerso che c’era qualcosa che non andava nella gestione della struttura.

L’indagine è arrivata fino a Bergamo ed ha coinvolto la Caritas e la cooperativa Ruah. Per i tre arrestati c’è anche il sequestro preventivo ai fini della confisca di 126 mila euro, la somma quantificata finora dei contributi pubblici che avrebbero intascato in maniera illecita. Sono i 35 euro al giorno per immigrato che avrebbero percepito anche quando il profugo di turno lasciava la struttura. Stesso modus operandi sarebbe stato messo in atto anche all’associazione Diakonia, della Caritas di Bergamo, e alla Ruah. Presunto promotore, don Claudio Visconti, 56 anni, ex direttore della Caritas di Bergamo e da settembre del 2018 alla Pastorale italiana di Bruxelles. Secondo l’accusa, avrebbe utilizzato le due realtà per l’acquisizione di erogazioni pubbliche non spettanti, controllato le dinamiche dell’accoglienza migratoria e la successiva gestione, riuscendo a condizionare le istituzioni interessate al fine di ottenere vantaggi illeciti. I reati ipotizzati sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, sfruttamento del lavoro, turbativa d’asta, inadempimento di contratti di pubbliche forniture. Tra i coinvolti, solo per abuso d’ufficio, anche tre funzionari pubblici tra Bergamo e Cremona.

Durante l’attività d’indagine gli investigatori si sono trovati al cospetto di un “sistema” che permetteva l’esistenza di un vero e proprio apparato del malaffare in ordine all’accoglienza, condizione agevolata anche da rapporti disinvolti con alcuni funzionari pubblici. Proprio nel periodo dell’indagine, era stato introdotto l’obbligo di “rendicontazione” delle spese sostenute per l’accoglienza e questo risultò immediatamente deflagrante nel citato “sistema” perché obbligava a dover tracciare tutte le spese che prima erano solo millantate. “Divenne frenetica — spiega una nota dei carabinieri — l’attività degli arrestati e dei correi deferiti a piede libero, per dimostrare spese mai sostenute, a volte con fatture false grazie a commercianti/imprenditori compiacenti, altre volte falsificando vecchi documenti, ancora costruendo falsamente registri di presenze di stranieri che in realtà si assentavano e non facevano rientro”. La truffa aggravata ai danni dello Stato per il recepimento di erogazioni pubbliche non spettanti è riferibile alla produzione e falsificazione di computi contabili inglobati poi in sede di rendicontazione, falsificazione delle firme dei migrati/richiedenti asilo per attestarne la falsa presenza all’interno del centro, dinamiche anche correlate ai mancati check-out dei migranti che nel corso del tempo si erano trasferiti dalle varie strutture omettendo dolosamente la comunicazione obbligatoria dell’allontanamento dell’ospite all’ente prefettizio di riferimento.

Sono poi emerse altre gravi violazioni come lo sfruttamento dei migranti in attività lavorative prive di tutele tra le quali la produzione di guarnizioni, lavori edili per conto della cooperativa e delle attività commerciali da loro controllate, venendo sfruttati e sottopagati non solo direttamente, ma anche da commercianti ed imprenditori che ne ricevevano i servigi con paghe assolutamente non regolari. Ne è stata naturale conseguenza anche verificare che i capitali di cui all’oggetto sociale della cooperativa venivano utilizzati e sottratti per scopi personali o impiegati in altre attività estranee all’oggetto sociale. Le fonti probatorie acquisite scaturiscono dalla tradizionale attività d’indagine, dalle molteplici operazioni tecniche effettuate quali intercettazione telefoniche/ambientali e telematiche. Tali attività sono state supportate dalle indagini patrimoniali che hanno consentito all’autorità giudiziaria di emettere un primo sequestro preventivo per equivalente di circa 130 mila euro, in attesa di meglio quantificare l’esatto ammontare del guadagno irregolare, con l’analisi dei documenti che nell’operazione sono stati posti in sequestro a seguito di perquisizioni domiciliari e degli uffici. È emerso che ai migranti/richiedenti asilo in veniva fornito anche cibo scaduto e venivano privati degli essenziali servizi previsti dai bandi di aggiudicazione delle Prefetture, come la mancanza di operatori e di servizi obbligatori, sovraffollamento delle strutture ed in generale tutta la gestione precaria del sistema dell’accoglienza.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...