Cronaca

'Bombardamento di Cancello Arnone (9 settembre 1943)': il nuovo libro di Francesco Nuzzo

Dopo ‘Alfonso I d’Aragona nel Mazzone delle rose Per un capitolo della storia di Cancello Arnone (1442-1458)’ e  ‘Il feudo di Arnone – ‘Storia minima di un processo famoso (1793-1818)’, nasce la nuova opera di Francesco Nuzzo, ex magistrato cremonese, archivista di Stato e autore di scritti giuridici e  di storia del diritto.

La nuova pubblicazione si intitola ‘Bombardamento di Cancello Arnone (9 settembre 1943)’, e approfondisce, grazie a studi, testimonianze e documenti, i gravi eventi che colpirono la comunità di Cancello Arnone, comune della provincia di Caserta, al termine della Seconda Guerra Mondiale. La vicenda storica si inquadra negli eventi immediatamente successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943. La popolazione, duramente provata dal protrarsi del conflitto mondiale, alla notizia dell’epilogo della guerra si riversò nelle strade, si raccolse in chiesa, intenta a gioire e a pregare. Accadde, purtroppo, che il giorno successivo il paese fu teatro di un bombardamento pesantissimo che inflisse distruzione e morte in ogni angolo. 113 i morti per causa di guerra, e moltissimi i feriti. Cancello Arnone fu il primo centro distrutto dai bombardieri anglo-americani dopo l’armistizio del 9 settembre 1943.

Il libro, Nuzzo lo ha scritto “di getto, senza trascurare la ricerca scrupolosa di documenti necessari a ricostruire una vicenda dolorosa che è scolpita nei ricordi della comunità”. “Essenziale”, si legge nella prefazione dell’autore, “è stato l’aiuto della gente di Cancello Arnone, desiderosa di raccontare, di rivivere, di condividere episodi lontani”. Un’unità di intenti che Nuzzo vede come una “liberazione da silenzi per lungo tempo mantenuti. Ma il riferimento a persone o cose care diviene pure riscoperta di un’età velata di malinconia, se una signora, quasi a commento finale della sua dichiarazione, ha detto: ‘E’ bello anche ricordare le cose brutte'”. “Gli autori di quei crimini”, ricorda l’autore, “si sono assolti con la scusa che la quarta Convenzione dell’Aja del 1907 sulle regole di guerra, non rispettata durante il secondo conflitto mondiale, aveva perso la sua validità. Loro stessi violarono i patti convenzionali, elevarono l’inosservanza a norma di giudizio e giustificarono i delitti contro l’umanità”.

Il volume, composto da 112 pagine, stampato a Cremona dalla tipografia Igep, riporta foto di luoghi e persone, prima, durante e dopo l’attacco degli alleati. Toccanti le interviste alle persone che hanno vissuto quel periodo. Tutto riportato nel dialetto locale, tradotto in lingua italiana nelle note a piè di pagina. “Chi poteva sospettare che le bombe avrebbero arrecato distruzioni e morte a Cancello Arnone, quando la pace sognata era diventata realtà?. La voce dei superstiti fornisce un’esposizione priva di menzogne sulla morte di gente incolpevole, che i farisei della guerra annoverano tra i ‘danni collaterali’, pur quando l’uccisione di civili sia oggetto intenzionale degli attacchi aerei”.

Nel libro di Nuzzo sono anche riportate le gesta di alcuni soldati dell’esercito italiano che diedero esempi di dignità e coraggio. Come quello del colonnello Michele Ferraiolo, comandante del XVI Reggimento costiero, che a Mondragone, pur senza mezzi e forze, si oppose con “singolare valore” all’aggressione tedesca, rifiutando qualsiasi compromesso e riuscendo a rioccupare la sede del suo comando invasa dai tedeschi. “Attaccato da ingenti forze, all’ingiunzione di cedere le armi ed arrendersi, rispondeva con violenza reazione. Circondato, pressato da vicino, opponeva resistenza e in strenua lotta corpo a corpo, sostenuta con indomito valore con un soldato tedesco, cadeva colpito a morte da una raffica di arma automatica”.

E poi c’è la storia del tenente Luigi Benedini raccontata direttamente dal nipote, l’avvocato cremonese Giovanni Benedini. “Il fratello di mio padre, zio Gino, apparteneva alla Divisione Pasubio, inviata nella zona del Volturno dopo l’avvicendamento in Russia”. La mattina del 9 settembre a Cancello Arnone arrivarono due autoblindo tedesche per disarmare gli italiani. “Il tenente Benedini”, ricorda il nipote, “fece puntare i cannoni”. All’improvviso, il bombardamento degli americani e degli inglesi, quando la popolazione del paese era in chiesa a pregare per l’intervenuta pace. Benedini “venne avvolto da una nuvola nera prodotta dalla polvere delle case abbattute”. “Cercò di soccorrere un soldato sotto le macerie. Arrivò una seconda ondata di aerei: caddero bombe-spezzone, cioè granate”. “Mio zio”, racconta l’avvocato Benedini, “a differenza del soldato che rimase sbriciolato da una bomba, riuscì a buttarsi a terra, ma venne ugualmente colpito. Era stato allineato per terra insieme ai caduti, perchè creduto morto”. Ad accorgersi che era ancora vivo fu il cappellano militare che stava impartendo l’estrema unzione. “La sua vita ricominciò allora. Non ha mai saputo come e quando sia stato portato a Roma e ricoverato presso l’ospedale del Celio”. “Sono molto commosso del fatto che Francesco Nuzzo abbia voluto ricordare mio zio Gino nel suo libro”, ha commentato l’avvocato Benedini. “So che lo zio era molto affezionato a Cancello Arnone”.

“Le tragedie del Novecento”, scrive l’autore nelle considerazioni finali, “purtroppo si replicano ancora oggi e sono legittimate con la qualifica di ‘guerra giusta’ , nozione risalente a vecchie dispute teologiche. Viene così indicato il conflitto armato per difendere i propri confini nazionali e tutelare i diritti dell’uomo. In ipotesi, è preceduta da una valutazione calcolata, e rispetta un criterio di proporzione per evitare un danno superiore all’offesa. Diventa addirittura necessaria se in una determinata zona ci siano violazioni dei diritti umani, perchè la missione militare tende a creare condizioni di libertà, giustizia e riconciliazione. Codesta linearità assertiva, nel concreto, è smentita dal fatto che pure nella guerra ‘giusta’ si commettono crimini contro l’umanità con l’uso di strumenti letali di alta tecnologia. L’impiego delle armi, per risolvere le controversie tra Stati, va bandita da nomenclatura e prassi politiche, e ciò deve costituire un’aspirazione comune. Un mondo senza guerre, certo, appare utopia fascinosa, che lo salva però dalla definitiva distruzione”.

Di seguito pubblichiamo la lettera scritta a Francesco Nuzzo dal professor Vincenzo De Caprio, emerito di Letteratura italiana presso l’Università della Tuscia, in provincia di Viterbo. Per l’autore del libro, questo scritto “interpreta al meglio i sentimenti” che lo hanno spinto a scrivere il libro sul bombardamento del suo paese.

‘Carissimo, ho cominciato a leggere il libro e poi l’ho “divorato” tutto. Lo rileggerò poi con più calma, ma intanto voglio darti a caldo le mie reazioni. E’ bellissimo, documentato, argomentato, suggestivo, pieno di empatia per tutte quelle sofferenze umane che ricostruisci. Della situazione della guerra e dei bombardamenti hai tracciato un affresco esaustivo delle linee generali e insieme dei particolari più minuti; così come della ripresa della vita democratica e dei primi passi della ricostruzione. Credo che questo sia il tuo lavoro più bello fra quelli tuoi che ho avuto la fortuna e il piacere di leggere. Il libro ha anche una straordinaria capacità evocativa, che apprezzo, ammiro e pure – amichevolmente – invidio. Molto interessante è anche l’apparato iconografico; soprattutto le foto aeree del paese. Ancora grazie, caro amico, per aver condiviso con me in anteprima l’importante risultato di questa tua grande fatica. Un abbraccio, Enzo’

Sara Pizzorni

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