Omicidio Bailo: 'Nascondiglio del corpo individuato dopo una partita di soft-air'
“Individuai il nascondiglio del corpo nel corso di una partita di soft-air per essermi nascosto all’interno dello stesso per sparare”. Sono alcune delle dichiarazioni dell’imputato riportate dal giudice nella motivazione della sentenza dell’omicidio di Manuela Bailo, la 35enne di Nave scomparsa il 28 luglio del 2018 e trovata cadavere il 20 agosto successivo nelle campagne di Azzanello, nel cremonese. Lo scorso 28 febbraio il suo assassino, collega di lavoro e amante, Fabrizio Pasini, 48 anni, ex sindacalista della Uil, è stato condannato a 16 anni di reclusione. L’uomo aveva sgozzato la vittima dopo un litigio avvenuto nell’abitazione dei genitori di lui a Ospitaletto (lei lo voleva solo per sè e non voleva che lui andasse in vacanza con la famiglia).
L’esame autoptico aveva rinvenuto sul collo di Manuela un taglio profondo che aveva reciso l’arteria carotidea destra.
Manuela era stata uccisa tra le 4 e le 6 del mattino del 29 luglio nell’abitazione di Ospitaletto dove i due si erano visti dopo essere stati al lago, dopodiché Pasini aveva aspettato 24 ore e poi, verso le 11 del mattino del 30 luglio, aveva caricato il corpo della 35enne sulla sua Mitsubishi Asx intestata alla moglie e l’aveva scaricato in un fosso nelle vicinanze della cascina adibita a ricovero macchinari appena fuori dal paese di Azzanello. Lo avevano inquadrato le telecamere dei varchi, così come era stato ripreso il primo agosto successivo. Per gli inquirenti, Pasini era tornato sul luogo dell’occultamento per un controllo. Poi il 2 agosto era partito per la vacanza in Sardegna con la moglie e i due figli adolescenti. Per tutto il corso del suo soggiorno, l’uomo, già sospettato, era stato monitorato, fino al suo rientro, quando davanti alla porta della sua abitazione aveva trovato ad attenderlo i carabinieri.
Nelle 134 pagine di motivazione, il giudice ricostruisce le fasi del delitto e in merito al risvolto cremonese, si sofferma sull’occultamento del cadavere, nascosto prima nella lavanderia dell’abitazione dei genitori di Pasini e poi trasportato nella fossa della cascina Bramano ad Azzanello. “L’attribuzione a Pasini anche del nascondimento del cadavere presso la cascina”, scrive il giudice, “trova conferma nelle risultanze dei rilevatori targhe e dei tabulati telefonici, da cui si evince che lunedì 30 luglio l’imputato si è recato due volte ad Azzanello, alle 11,25 per un sopralluogo e alle 15,07 per l’occultamento del cadavere, precedentemente prelevato dall’abitazione della madre. Ampie tracce ematiche sono state rilevate sulla soglia di carico del bagagliaio della Mitsubishi a lui in uso, oltre che sugli indumenti da soft-air da lui indossati in tale circostanza. Si tratta di una condotta senz’altro idonea a ritardare per un tempo apprezzabile il ritrovamento del cadavere, indubbiamente sorretta dalla volontà dell’imputato di sottrarre il corpo alle successive ricerche”. “Le concrete caratteristiche del nascondiglio, coperto dalle pesanti lamiere in metallo e dalla fitta vegetazione”, si legge nella motivazione, “hanno reso incerto il successivo rinvenimento del cadavere, avvenuto solo a seguito della collaborazione dell’imputato. L’intenzione era dunque quella di sottrarlo definitivamente alle ricerche”. Un comportamento che avrebbe consentito di ipotizzare la qualificazione giuridica del fatto ai sensi del più grave delitto di soppressione di cadavere.
Pasini è stato processato con il rito abbreviato. Il giudice non gli ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione.
Sara Pizzorni