Il vescovo a Caravaggio nella memoria dell’Apparizione: 'Maria ci dice di non avere paura'
«Sono qui, non abbiate paura». Questo il messaggio della Madre che si rinnova ancora oggi, invitando tutti a guardare al figlio Gesù per ritrovare speranza. Così il vescovo Antonio Napolioni nella memoria dell’Apparizione di Maria a Caravaggio.
Un invito rivolto in un 26 maggio insolito al Santuario di S. Maria del Fonte. I volontari della protezione civile agli ingressi a misurare la temperatura corporea. Tutti con indosso la mascherina. La basilica chiusa, così come il Sacro Fonte. Chiusi anche i rubinetti del Santuario. Eppure è stata comunque una giornata di devozione e supplica, all’insegna della festa per la patrona della Diocesi.
Gradualmente in un pomeriggio di sole gli spazi esterni del Santuario hanno iniziato a riempirsi con i fedeli che hanno preso posto negli spazi circostanti l’altare del Crocifisso, dinnanzi all’ingresso della basilica dove è stato posto il gruppo statuario dell’Apparizione. Portato all’esterno proprio per permettere l’afflusso dei fedeli in sicurezza. Tutto predisposto in modo da far rispettare le distanze, secondo le norme per la prevenzione del contagio da Coronavirus.
I ceri accesi in omaggio a Maria e la recita del Rosario hanno accompagnato tutto il pomeriggio. Sino alle 16.30, con l’ultima decina alla presenza anche i vescovi Napolioni e Lafranconi.
Tutto vissuto nel ricordo di quanto qui accadde 588 anni fa. Un evento straordinario che è stato ricordato nel racconto dell’Apparizione che la tradizione ha tramandato e che ha accompagnato sino alle 17 quando, dopo l’attesa orante nel silenzio, il suono festoso delle camapane e dell’organo hanno ricordato il prodigioso evento accaduto a Giannetta.
Un ricordo che ha assunto il sapore della gratitudine a Dio, della consolazione e della conversione, con l’acqua viva dello Spirito per il corpo della sua Chiesa. Per questo a caratterizzare questo momento è stata come sempre l’aspersione dei fedeli. Il vescovo Antonio Napolioni attorno all’altare, il prorettore don Cesare Nisoli e il collaboratore del Santuario don Tonino Bini negli altri spazi del Santuario che, nonostante la situazione contingente e il giorno infrasettimanale, all’ora dell’Apparizione ha visto convenire molti fedeli, dal circondario così come da altre parti della diocesi e dalle varie parti della regione.
Un momento atteso che, però, non tutti hanno potuto vivere in quanto prima dell’aspersione il numero delle presenze all’interno del Santuario ha raggiunto il limite consentito e i canelli sono stati chiusi, contingentando gli ingressi man mano che qualcuno lasciava il luogo.
Alla Memoria dell’Apparizione ha fatto seguito il canto del Vespro nel quale il Vescovo per la sua omelia ha voluto riflettere proprio sul silenzio con cui è stata vissuta l’attesa, silenzio che è «grembo della manifestazione dell’amore di Dio nella storia umana».
Motivo di speranza perché «l’Apparizione rende possibile la speranza». Perché, come ogni mamma, dà fiducia ai figli, senza soffocarli con la propria presenza, pronta a lasciarli affrontare l’avventura della libertà.
Uno sguardo di madre che è sempre garantito a distanza, discreto, fedele, sempre necessario e prezioso. In questo senso è sono da leggere le Apparizioni, «in quei momenti difficili in cui i figli cadono, si fanno male, si perdono e invocano» una mamma che arriva semplicemente per dire: «Ci sono, non avere paura, sono qui». «Credo che il messaggio essenziale – ha detto il Vescovo – sia questo “sono qui, non abbiate paura” con il solo fatto di esserci, anche dal Cielo». E da lì «ci dà pace, ci indica la strada, ci rimette in carreggiata, ci restituisce la speranza, perché ci insegna a guardare al Figlio Gesù».
Da ultimo il Vescovo ha invitato tutti i presenti a gridare: «Vieni Signore Gesù». «Vieni presto – ha affermato – non solo a liberarci dai mali di questo momento, non solo a ridarci giorni sereni, ma a essere tu la nostra vita, quella che nel profondo del cuore desideriamo, quella che Maria ha regalato al mondo». «Percé noi abbiamo bisogno – ha concluso – di orientare la nostra vita al suo ritorno, alla sua presenza, alla sua fedeltà, alla sua grazia».