Cronaca

La mia vita in Cina durante l'emergenza Covid: il racconto del cremonese Galluzzi

Il 33enne di Pizzighettone è professore associato nell’Accademia di Scienza cinese

Massimiliano Galluzzi, 33 anni, originario di Pizzighettone, è in Cina ormai da 5 anni e durante questo periodo ha sempre vissuto a Shenzhen nella parte sudovest del Paese e confinante con la città di Hong Kong. Galluzzi ha sempre svolto attività di ricerca in ambito di fisica dei materiali e nanotecnologie prima come postdoc nell’università di Shenzhen e solo recentemente è stato promosso a professore associato nell’accademia di scienza cinese. Il pizzighettonese racconta quindi com’è ora la situazione a Shenzen, dove vive con la moglie: “La situazione è sempre stata relativamente buona nel senso che la città si era svuotata durante il capodanno cinese e molte attività erano già chiuse quando è arrivato l’allarme epidemia. Il governo locale, quindi, ha rallentato il flusso migratorio in modo da controllare la situazione efficacemente. Infatti su una città con più di 12 milioni di abitanti (secondo le fonti ufficiali, ndr), fino ad oggi ci sono stati meno di 500 casi e 3 morti”. “Adesso – prosegue -, dopo mesi dal capodanno cinese, Shenzen si è ripresa quasi completamente e proprio in questi giorni, per ultime, le scuole hanno riaperto. Dal 28 marzo i confini con la Cina sono chiusi e i visti per gli stranieri sono stati cancellati, per cui è possibile uscire ma non rientrare”.

Anche l’economia, ovviamente, è stata colpita: “Il lockdown di alcuni mesi ha prodotto uno strascico di crisi: alcune aziende ed esercizi hanno chiuso, ci sono stati licenziamenti, mentre le nuove assunzioni bloccate. Nel complesso si percepisce che l’economia non sta andando benissimo”. L’emergenza sanitaria ha anche cambiato le abitudini quotidiane: “Anche se non come all’inizio, al momento vi è sempre allerta. Mascherina obbligatoria e all’ingresso locali pubblici obbligo di utilizzo di disinfettante per mani e ci sono guardie per il controllo temperatura ovunque. Durante la settimana ero abituato a mangiare fuori e cucinare solo nel weekend, mentre ora cuciniamo tutti i giorni: un po’ italiano e un po’ cinese”.

“Onestamente – spiega Galluzzi – sono sempre stato abbastanza tranquillo. Un po’ di stress e noia per le ‘limitate’ misure di contenimento. Essendo lontano mi sono preoccupato per la situazione in Italia riguardo parenti e amici”. Proprio relativamente a questo aspetto, il fisico aggiunge: “All’inizio c’è stata preoccupazione in Italia per la mia situazione in Cina. Poi in modo quasi assurdo la situazione si è ribaltata in quanto il virus è arrivato in Italia cominciando proprio a Codogno, relativamente vicino alla mia famiglia e a Cremona. Ovviamente, data l’esperienza pregressa, ho cercato di dare vari consigli riguardo le precauzioni che sono state adottate qui. Per quanto riguarda la comunicazione è proseguita normalmente come sempre tra chiamate e videochiamate”.

Il 33enne racconta poi come è stata gestita l’emergenza in Cina: “La situazione coronavirus in Cina è scoppiata a fine gennaio. Io dovevo fare il viaggio di nozze in Giappone, ma ho deciso di cancellarlo perché allora non potevamo prevedere future restrizioni e l’atmosfera non era delle migliori per viaggiare. Dopo qualche giorno, infatti, la città è stata messa in lockdown e sono state chiuse tutte le attività, supermercati e farmacie esclusi. Gli spostamenti interni a Shenzen non sono stati influenzati, ma mascherine e disinfettanti sono diventati obbligatori. Il mio centro di ricerca non ha mai chiuso ed inizialmente ci hanno dato la possibilità di scegliere se lavorare in remoto o in istituto. Quindi ho fatto una settimana a casa in remoto, ma poi ho sempre lavorato normalmente tra laboratorio e ufficio. Gradualmente la situazione è ripresa, molti cinesi da fuori città sono ritornati e solo in questi giorni gli studenti hanno fatto altrettanto”.

Galluzzi sottolinea anche l’importanza che ha avuto la tecnologia durante l’epidemia: “E’ stata molto importante. Per prima cosa, tracciamento di persone in modo da minimizzare i contatti con persone infette ed effettuare un contenimento mirato. Alcune app raccolgono tutte le informazioni riguardo agli spostamenti, guardie o polizia possono scansionare un QR code per avere accesso e constatare dove si è stati nel periodo di emergenza. Abbiamo anche una app per lavorare in remoto, fare riunioni e videolezioni e timbrare il cartellino virtualmente. Le app per ordinare cibo online, fare la spesa, chiamare un taxi e pagamenti vari c’erano già anche prima dell’emergenza, semplicemente ora vengono utilizzate maggiormente”.

“Per il momento – conclude il pizzighettonese – vado avanti con lavoro e famiglia qui a Shenzhen. A giugno/luglio dovrebbero riaprire le frontiere con Hong Kong e poi con il resto del mondo dipendentemente dalla situazione globale. Spero vivamente di poter ritornare in Italia per vacanza a Natale 2020/2021”.

mtaino

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