Ambiente

Percorsi ciclabili, assessore e Fiab 'perlustrano' la rete: in vista nuovi tracciati 'light'

Modifiche in vista nella rete ciclabile cittadina. Ieri l’assessore alla Mobilità Simona Pasquali e il delegato Fiab Filippo Bonali (già consigliere comunale estensore del Biciplan) hanno percorso i quasi 15 km della rete ciclabile che si è da poco  completata dopo due anni di lavori, lungo viale Trento e Trieste, via  Mantova, via Brescia e via Bergamo. Un tour durato circa due ore, con numerose pause nei punti più  problematici che solo con l’esperienza diretta si possono constatare. “Era importante prendere atto della situazione – spiega Bonali – per controllare i lavori  effettuati e valutare di persona molte segnalazioni della stessa Fiab e di alcuni cittadini. Non tutte le piste sono completate, ma alcune cose vanno assolutamente sistemate. Ne parleremo in una call tra tecnici comunali e Fiab per decidere quali azioni concrete attuare”.

“Le riaperture di questi giorni – continua Bonali – mostrano ancora di più, se ce ne fosse stato bisogno, quanto sia elevato il numero di ciclisti che ci sono a Cremona. Con l’assessore abbiamo voluto considerare anche quei tratti che non fanno parte delle ultime ciclabili realizzate, ma sono zone di ‘ricucitura’, su cui bisognerà pure intervenire”. Ad esempio il tratto che da via San Rocco (dove parte dal ciclabile del Bosco) arriva in via Novati, oppure l’anello ancora incompleto di piazza Cadorna; o ancora il cavalcavia del cimitero o il tratto di via Sesto dal Politecnico verso il centro città; o ancora il percorso da poco realizzato in via Riglio nell’ambito del progetto VenTo che vede un pericoloso tratto mancante tra il Lungo Po Europa e il ponte sopra la conca. Proprio per queste opere di ‘ricucitura’ potrebbe essere utilizzata una nuova tipologia di piste ciclabili “leggere”, sul modello di quelle esistenti nei Paesi europei che da più lungo tempo investono sull’intermodalità, tipologia prevista nell’ultimo decreto Rilancio del Governo. Piste ciclabili più snelle, segnalate con una semplice riga colorata sull’asfalto, senza cordoli, dal costo infinitamente inferiore. Lo prevede un comma dell’articolo 232, dove si dispone che all’articolo 3 del codice della strada, che elenca gli elementi realizzabili, venga aggiunta anche la “corsia ciclabile”, ossia “una parte longitudinale della carreggiata, posta a destra, delimitata mediante una striscia bianca discontinua, valicabile e ad uso promiscuo, idonea a permettere la circolazione sulle strade urbane dei velocipedi nello stesso senso di marcia degli altri veicoli e contraddistinta dal simbolo del velocipede”. Sarebbe già un bel passo avanti rispetto alle rigide, ma anche confuse normative esistenti in materia che hanno sempre diviso sostenitori da detrattori delle piste ciclabili: “In Italia – aggiunge Bonali – finora c’è stata una legislazione ‘ultra protettiva’, che ha imposto in alcuni casi la divisione tra le corsie mediante cordoli o similari, e con varie lacune che hanno dato origine a dubbi e interpretazioni, tant’è che di città in città le infrastrutture ciclabili sono differenti”.

Gli input che la Fiab sta dando al Comune sono tutto sommato semplici: individuare soluzioni per il rallentamento della velocità delle auto nelle zone urbane in modo da rendere sempre più sicura la convivenza con le due ruote: dossi o restringimenti di carreggiata possono servire a questo. Proposte già consegnate in un dossier attualmente al vaglio dell’ufficio mobilità e dell’assessorato. g.biagi

 

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