Cronaca

Covid-19 tra incertezze della scienza e paure della politica. Presagio dell'apocalisse?

Cos’è l’apocalisse? È la guerra nucleare? il cambiamento climatico? le migrazioni di massa? il sopravvento dell’intelligenza artificiale su quella umana? la rivolta dei replicanti? No. L’apocalisse, quando arriverà, sarà un virus sconosciuto, un fottutissimo e microscopico agglomerato di materiale genetico all’interno di una capsula proteica.
In questi mesi di emergenza, il covid-19 ci ha avvertito e regalato, non richiesto, un assaggio di quello che potrebbe accadere.
Abbiamo pianto decine di migliaia di morti e contato un numero infinito di contagiati e in questa maledetta classifica del dolore la nostra provincia svetta in cima alla lista per numero di abitanti.
Innocenti, abbiamo scontato gli arresti domiciliari. Con molto stupore, abbiamo scoperto l’impotenza della scienza e, con poco stupore, l’evanescenza dei politici e l’incertezza dei governanti.
C’è stata e c’è grande confusione sotto il cielo, ma a differenza di quanto sosteneva Mao, la situazione non è eccellente. Piuttosto, da schifo. Anche qualcosa di peggio, ma è volgare dirlo.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non è Mao e neppure Deng Xiaoping. Non è un rivoluzionario, né un riformista. E’ un democristiano elegante, educato e prudente. Per decidere si avvale di centinaia di consulenti e per comunicare le imposizioni firma dei Dpcm (Decreto presidente Consiglio dei ministri).
Gli esperti un giorno sono sul pero e l’altro sul melo. Mascherine no, mascherine sì. Marchio Ce tassativo. Ragazzi, è sufficiente un foulard, una sciarpetta, un fazzoletto. E vai col liscio.
I Dpcm sono la settimana enigmistica per burocrati. Poi ci sono le Faq (Frequently asked questions) del governo per i cittadini. Acronimo dal significato noto a pochi, ma consultato da molti, fornisce le soluzioni ai quesiti posti dai Dpcm stessi. È questa la peculiarità italica, i decreti dovrebbero normare i comportamenti in maniera semplice, chiara e inequivocabile. Al contrario, sono contorti, incomprensibili e dalle mille interpretazioni. Fanno incazzare cittadini e pubblici amministratori. Non si può però negare l’impegno di chi comanda per affrontare l’emergenza, ma la strada dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni.
Il virus non uccide solo gli uomini, ma anche l’economia. Per alcuni è una disgrazia ancora peggiore e infatti la questione è controversa e dibattuta: meglio morire oggi di covid-19 o domani di fame? Meglio sopravvivere ad entrambi. Ma la quadratura del cerchio è sempre difficile. Sulla questione, nella capitale la pensano in un modo, in periferia in un altro. Storia vecchia come il cucco, già raccontata da Tito Livio: «Mentre Roma discute, Sagunto è espugnata».
Intanto il Covid-19 ha già prodotto danni nelle certezze del capitalismo.
Il pensiero neoliberista è messo in discussione. Il keynesismo è uscito dal lockdown pluriennale ed è tornato a circolare. E qualcuno parla di una società futura più socialista con lo Stato che finanzia le imprese.
A mettere pepe sulla discussione ci ha pensato Pasquale Tridico, presidente dell’Inps. E’ andato in solaio. Ha tolto dagli scatoloni della memoria uno slogan di Democrazia Proletaria degli anni Ottanta: Lavorare meno, lavorare tutti. L’intervento non era specificamente legato alla questione covid-19, ma il presidente dell’Inps l’ha pronunciata quando la guerra contro il virus era iniziata e i danni all’economia e alla produzione già prevedibili.
«Siamo fermi in Italia all’ultima riduzione di orario del ‘69-70 – ha dichiarato Tridico – non ci sono riduzioni da 50 anni invece andrebbe fatta per aumentare l’occupazione e incentivare la riorganizzazione produttiva delle imprese. Gli incrementi di produttività vanno distribuiti o con salario o con un aumento del tempo libero».
Per non essere frainteso, ha precisato: «La riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, è una leva per ridistribuire ricchezza e aumentare l’occupazione».
Giusto? sbagliato? Di sicuro non acqua fresca.
Per ultimo, una riflessione brevissima, ma non marginale sulla guerra batteriologica. Nessuno ne parla. Il covid-19 ha dimostrato quanto devastante sia l’attacco con un virus. Per chi è curioso e non si meraviglia di nulla Biohazard di Ken Alibek è da leggere. Non un romanzo. Non Stephen King. Storia vera.
Per chi è il primo della classe, The soviet biological weapons program: a history – oltre novecento pagine pubblicate da Harvard university press – è una chicca da non perdere. L’apocalisse è dietro l’angolo.

Antonio Grassi

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