Cronaca

Un siero 'cremonese' per contrastare il Covid-19 Il ruolo di Avantea

C’è chi sta lavorando sulle alternative al vaccino per contrastare il Covid-19. Tra le ipotesi in campo anche quella di trattare i pazienti iniettando direttamente gli anticorpi in edonvena. Una soluzione che, sulle pagine de Il Giornale,  ha espresso Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, che ha citato il laboratorio di Cremona Avantea del prof. Cesare Galli come tra i più avanti in questo genere di sperimentazione.

Ad occuparsi della ricerca vera e propria, in realtà, è la francese Xenothera, che vede tra i soci fondatori anche la stessa Avantea. “Noi – spiega Galli – ci occupiamo di clonare i maiali e immunizzarli con le proteine di superificie (le ‘spike’) per poi produrre il siero”. La parte di ricerca viene dunque svolta a Nantes, in Francia, sui maiali belgi di Avantea. “Ho provato a tenerli qui – commenta amaro Galli – ma non mi è stato possibile: il numero di capi era troppo elevato, ero in attesa che mi rilasciassero le autorizzazioni del caso, ma ho dovuto rinunciare”.

La road map dunque è questa. A marzo sono stati immunizzati i maiali ‘belgi’ e il siero si trova attualmente alla sede di Hong Kong dell’Istituto Pasteur dove si sta testando se gli anticorpi sviluppati sono neutralizzanti. In caso di esito positivo a fine estate potrebbe già essere testato sugli esseri umani. Dopodiché bisognerà immunizzare più maiali per produrre una maggiore quantità di siero in base alle esigenze sanitarie.

La risposta anticorpale, sottolinea Galli, “sembra essere molto alta”. “In realtà – spiega il professore – si tratta di un concetto molto vecchio che di tanto in tanto viene utilizzato di nuovo. Va precisato, in ogni caso, che può essere utile a livello di cura, non di prevenzione”.

Il rischio, come nel caso dei trapianti ad esempio, è presente qualora il donatore sia affetto da qualche malattia che, perciò, verrebbe trasmessa al ricevente, ma che, in presenza di animali trattati geneticamente, andrebbe esclusa. Anche Galli si mostra tranquillo sotto il profilo della sicurezza: “Da anni lavoriamo con gli animali per produrre anticorpi contro patogeni: ci eravamo attivati anche sull’ebola, ad esempio. A Praga, per citare un altro caso, le risposte dei pazienti umani al trattamento con immunoglobuline dei maiali stanno dando buoni risultati”.

mtaino

videoservizio Simone Arrighi

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