Chiesa

Le opere di Pietro Bosio, architetto cremonese 'in forza' alla Santa Sede

di Marco Bragazzi
La Basilica di San Paolo fuori le Mura di Roma è un complesso religioso maestoso e imponente a pochi kilometri dalla Capitale. La sua storia è quella di una struttura enorme, costruita con concetti artistici ed architettonici impressionanti, ma finita dopo un lungo percorso di costruzione a volte molto travagliato. Dopo l’8 settembre 1943, godendo del concetto di extra-territorialità, vi si rifugiarono al suo interno diverse persone, dissidenti politici, militari fedeli al Re, ebrei o ricercati dai nazifascisti. Per molti di loro, nel febbraio 1944, quel luogo destinato a proteggerli diventerà invece il punto in cui verranno catturati da unità delle SS per trovare quasi tutti, poco dopo, un atroce destino. Il tempio Canoviano o chiesa della Santissima Trinità di Possagno è una struttura immensa che domina tutta l’area e che sembra rivolgersi, da basso, all’altrettanto maestoso Sacrario del Monte Grappa luogo destinato al ricordo dei quelle decine di migliaia di vite infrante in quelle zone durante la Prima Guerra Mondiale. Di dimensioni eccezionali fu voluto e progettato dal famoso architetto Antonio Canova, progetto che doveva ricordare una sorta di “piccola Atene romana” ai piedi delle Dolomiti, infatti la sua struttura venne progettata “mischiando” il Pantheon di Roma e il Partenone di Atene. Anche la costruzione del tempio Canoviano non fu semplice, i costi si rivelavano inizialmente quasi insuperabili, l’opera venne cominciata nel 1819 vide la luce solo nel 1830, anni dopo la morte del suo architetto che riposa all’interno. Ma spostiamoci sulle rive del Po poco dopo la metà del 1700 quando, nella Parrocchia di Santa Cecilia a Cremona, nasceva Pietro Bosio, bambino che fin da giovane comincerà a dedicarsi al disegno e alla progettazione. Pietro è dotato di buon talento, comincia i suoi studi in città per poi cercare l’approdo in quelli architettonici, si rivela in grado di fare ottimi lavori fin dalla adolescenza, i suoi disegni rivelano una ottima capacità nel progetto ma, a metà del 1700, l’essere figlio di un “meccanico” di solito coincideva con l’esclusione dagli studi universitari o degli studi in generale. I suoi disegni e le sue capacità non passano inosservati tanto da incontrare un mecenate cremonese, Giuseppe Picenardi, che si fa carico di sostenerlo negli studi alla Accademia di Brera di Milano, dove viene scelto tra gli autori per l’esposizione della Accademia stessa. Dopo l’esperienza meneghina e la vittoria di una corposa borsa di studio la sua carriera si sviluppa a Roma, città in cui si specializza e dove passerà il resto della sua vita fino alla sua morte nel 1855. Pietro Bosio è praticamente sconosciuto nella sua città natale, eppure, oltre ad aver lavorato ad importanti strutture, ha cambiato varie zone della Capitale con uno stile molto personale. A Roma diventerà architetto in forza alla Santa Sede ma, soprattutto, riuscì a dimostrare di saper portare a termine strutture eccezionali come la Basilica di San Paolo fuori le Mura o il Tempio Canoviano, progetti nati da altre persone ma che, a causa di vari problemi, rischiavano di rimanere incompleti. Il cremonese riuscirà a finire il lavoro sulla Basilica tanto voluta da diversi Papi, così come svilupperà i disegni del progetto per quel Tempio che, anche oggi, sembra offrire un salto passato a chiunque decida di visitarlo, a conferma del suo talento basti pensare che visse con una regolare pensione per oltre venti anni prima della scomparsa.

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