Cronaca

La Fase 2, il Covid-19 e le mascherine al dolore

C’è attesa. Eccessiva. La Fase 2 non porterà il messia. Non ci libererà dal virus. Non risolleverà il paese. Sarà un periodo di transizione per percorrere il tragitto dall’Inferno al Paradiso. Se avremo fortuna, ci fermeremo al Purgatorio.

Impareremo a convivere con il Covid-19. Avremo più paura. Saremo più tesi. Diventeremo più diffidenti. Sarà più tutto. In negativo. Ma ci adatteremo. Darwin otterrà un’ulteriore conferma alla sua teoria. Consenzienti, cederemo un po’ di libertà e l’homo sapiens evolverà in homo servus.  Pochi irriducibili sognatori, protesteranno. Incasseranno il classico “i soliti rompicoglioni”, riservato a chi è fuori dal coro, ma nessuno imporrà la sordina alla contestazione. La loro voce fosse anche forte, ma è lecito dubitare, sarà simile a quella di San Giovanni che grida nel deserto.

Con la Fase 2 riprenderemo a lavorare, produrre, incazzarci. Attenderemo un Dpcm, un’ordinanza regionale per gustarci l’apericena sui Navigli o in qualche altro posto fighetto, frequentato indistintamente da gauche caviar paraculi e bocconiani doc, contaminazione che, per restare con Darwin, certifica l’evoluzione della specie e la liquidità della società di oggi, confusa e cangiante. Il sindaco Giuseppe Sala sprizzerà felicità. Per la seconda volta, annuncerà: “Milano non si ferma”. La prima, era stato fottuto dal virus, ma, si sa, i milanesi sono ganassa e pochi gli hanno chiesto conto. Nell’attesa dello spritz con gli stuzzichini, tocchiamo ferro.

I morti verranno ricordati con numeri, statistiche, grafici. Poco con il cuore. Saranno motivo di sdegno e polemiche. Alcune giuste, altre strumentali. Verranno utilizzati per articoli e inchieste televisive. Per talk show. Saranno intervistati parenti e amici, compagni di scuola dei defunti. Verranno confezionate storie commoventi, curiose, strappalacrime. Terranno banco i morti bresciani e bergamaschi. Più defilati quelli cremonesi, cremaschi e casalaschi. Poi l’audience calerà. I morti torneranno ad essere morti. Saranno dimenticati. Resterà il numero delle vittime, utile per testimoniare la ferocia del killer. Qualcuno svelto di penna scriverà un instant-book. Se l’autore è educato e per bene, presenterà il suo lavoro da Fabio Fazio. Se un po’ tamarro da Barbara D’Urso. Se intellettuale chic di sinistra, da Lilli Gruber.

Nel frattempo la magistratura proseguirà le indagini per fare chiarezza su eventuali complici del killer. La storia recente insegna che la ricerca della luce per le stragi, si conclude quasi sempre nel buio intergalattico, ma il quasi è speranza e apertura di credito verso la giustizia.

Per questi morti non ci sono stati funerali.
Per questi morti sono stati chiusi i cimiteri.
Per questi morti non ci sono state lacrime collettive.
Per questi morti non ci sono state umanità, pietà, comprensione dello Stato e dei suoi rappresentanti.
Per questi morti non ci sono stati sentimenti ed emozioni.
Per questi morti ci sono state tante, troppe parole di indignazione e di circostanza.
Per questi morti ci sono state fretta e burocrazia.

Per questi morti ci sono le immagini glaciali, anodine dei mezzi militari trasformati in carri funebri. Fotogrammi orribili ma privi di un volto, di un lembo di umanità, non inducono compassione. Non smuovono il profondo. Suscitano sorpresa e rabbia. Sono terribili. Ma non basta per assurgere a icone di una tragedia.

Per questi morti, verrà ricordata la solitudine dei parenti, eroi senza volerlo. Eroi come medici, infermieri e volontari. Eroi per la compostezza, la dignità, il silenzio. Eroi per avere messo la mascherina anche al dolore. Lo imponeva l’emergenza. Hanno obbedito. Per loro, giù il cappello e un abbraccio.

Antonio Grassi, sindaco di Casale Cremasco Vidolasco

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