Cronaca

San Vitale: 30 anni fa centro culturale, oggi bene sottoutilizzato

San Vitale

Trent’anni fa, il 3 maggio 1990, si inaugurava lo spazio pubblico nell’ex chiesa di San Vitale. Un’operazione di recupero straordinaria che aveva visto l’Amministrazione provinciale guidata all’epoca da Renzo Rebecchi, diventata proprietaria nell’immobile nel 1970, dopo che la stessa aveva ospitato una bottega da falegname e un fruttivendolo. Una sala da 170 posti in un ambiente estremamente suggestivo, trattandosi di una delle chiese più antiche di Cremona. Spendido quel che resta degli affreschi sui cui autori forse bisognerebbe indagare ancora. Spazi per uffici sono anche al primo piano. Purtroppo da diversi anni la struttura è utilizzata poche volte l’anno. E figura da tempo tra i beni della Provincia da alienare. Trent’anni dopo Cremona deve porsi il problema di cosa fare di questo spazio carico di arte e storia finito nell’elenco dei beni alienabili della Provincia. Può essere di supporto al Museo del Violino? Restare pubblico per altre destinazioni?

Eppure quella antica chiesa, secondo Pellegrino Merula, sarebbe stata fatta costruire nel 646 dalla famiglia Ribaldi, insieme a quella vicina dei SS. Cosma e Damiano, poi detta Sant’Angelo, che occupava esattamente l’area ora coperta dal Palazzo dell’Arte. Ma Agostino Cavalcabò ha ritenuto di poterne anticipare la data di fondazione al tempo di Cremona bizantina (553- 603). Il primo documento che nomini la chiesa di San Vitale è del 1088: si sa poi che, nello spaventoso incendio del 10 agosto 1113, San Vitale andò completamente distrutta. Qualche tempo dopo dovette comunque essere ricostruita, se in carte successive del 1186, 1209 e 1210 se ne fa esplicita menzione.

La chiesa ebbe giurisdizione parrocchiale fino a che, nel 1561, dal Vescovo Nicolò Sfondrati fu affidata al Chierici Regolari della Congregazione Somasca perché vi raccogliessero gli orfani. Per alcuni anni, dal 1775 al  1788, San Vitale riprese la cura d’anime poi passò come sussidiaria di Sant’Imerio fino al 1808, quando venne definitivamente soppressa. Vista oggi, con le modifiche eseguite in epoche diverse e manomessa com’è stata evidentemente più di  una volta, la lettura storica della  chiesa è tutt’altro che facile. Con riferimento tuttavia alla pianta segnata nella mappa dei Campi si riconosce chiaramente che la planimetria e le strutture essenziali che la chiesa presentava sul finire del ‘500 sono ancora quelle attuali. Un peccato che un simile gioiello resti chiuso al pubblico buona parte dell’anno.

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