Cronaca

Pazienti tornati positivi dopo essersi negativizzati: qualche caso anche a Cremona

Pazienti tornati positivi dopo essere (apparentemente) guariti dal Covid 19. E’ quanto è stato riscontrato negli ospedali di Cremona e Lodi, per un numero complessivo di 9 casi. Una circostanza confermata dal direttore sanitario dell’Asst Cremona Rosario Canino. In tutti i casi si tratta di persone che erano state dimesse dall’ospedale dopo i due tamponi negativi e che, a distanza di qualche settimana, sono ritornati ad essere positivi seppure con sintomi lievi: per alcuni di loro si sarebbe reso comunque necessario un nuovo ricovero, per altri sarebbe stata sufficiente l’assistenza a casa con il sistema di telesorveglianza.

C’è anche una possibile spiegazione puramente tecnica al fenomeno, ossia che i tamponi negativi non fossero veramente tali. Ce lo spiega con una similitudine il primario di Pneumologia Giancarlo Bosio: “E’ come quando non trovi le chiavi: le chiavi effettivamente non ci sono, ma sei tu che non le vedi o sono proprio sparite? Ritengo che questa sia una spiegazione possibile”. Ci sono infatti delle variabili che condizionano l’esito di  un esame, ad esempio il laboratorio in cui è stato effettuato. “A noi è capitato che persone ricoverate nella fase acuta con tampone negativo risultassero poi positive una volta effettuato il test sul lavaggio polmonare profondo”, aggiunge Bosio.

Ma la positività ‘di ritorno’ potrebbe essere una conferma del comportamento subdolo di questo virus, che colpisce le persone in maniera differenziata, con sintomi spesso diversi e che richiede parimenti cure differenziate, con farmaci che su alcuni pazienti funzionano e su altri no. Che si tratti di una ‘brutta bestia’ lo dice anche il primario di infettivologia dell’Asst Cremona Angelo Pan, intervistato dall’Huffington Post: “I giorni terribili, come stare all’inferno, con i malati che continuavano ad arrivare, i letti che non bastavano mai e neanche il tempo di bere un bicchiere d’acqua,  sono passati, ma da qualche settimana arrivano pazienti che a distanza di due mesi da quando hanno avuto l’infezione hanno ancora una febbricola intermittente. Non sappiamo se sia ancora il virus o se si tratta di qualche altra cosa,  ma credo che non sia finita qui. Non siamo di fronte all’influenza neanche per sbaglio, abbiamo la sensazione che questa schifezza inneschi nuove problematiche”.

Con la riapertura di alcune attività dalla settimana prossima, il rischio verrà poi dagli asintomatici, tutti coloro che, sebbene privi sintomi, possono infettare gli altri.

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