Pacchetto Famiglia di Regione, M5s: 'Non solo il fondo non basta, ma esclude le più povere'
Il Pacchetto Famiglia stanziato da Regione Lombardia, il cui obiettivo doveva essere quello di sostenere le famiglie in difficoltà grazie ad uno stanziamento di 16,5 milioni per e-learning e mutuo prima casa (qui l’articolo completo), finisce nel mirino del Movimento 5 Stelle, con i conisglieri regionali Marco Degli Angeli e Andrea Fiasconaro che puntualizzano come “alla luce dei fatti, il fondo non solo non basta, ma nemmeno tiene in considerazione le situazioni più precarie”.
Sono diverse le criticità che il fondo presenta per i pentastellati: “Gli intenti di Regione Lombardia, sono sicuramente quelli di aiutare le famiglie, ma purtroppo sembra che questi obiettivi non vengano raggiunti. Da molte segnalazioni che ci sono giunte abbiamo appreso che i fondi restano inaccessibili, anche nei casi più drastici”. L’obiettivo di Degli Angeli e Fiasconaro è quello di “palesare le criticità, nella speranza che l’accesso al fondo possa essere rivisto e migliorato”.
“Questo bando – testimonia A., uno dei cittadini che ha scritto ai consiglieri – non può chiamarsi fondo famiglie e va assolutamente rivisto perché le famiglie più in difficoltà non vengono sostenute accuratamente. Mia moglie non lavora più e ha terminato la maternità . Sono l’unico che porta un reddito e durante la chiusura della mia azienda, ho appositamente scelto di prendere le ferie anziché usufruire della cassa integrazione. Non posso permettermi di prendere solo il 70% dello stipendio con figli, mutuo e spese mediche fisse”. A fronte di ciò – conclude il cittadino – non ho i requisiti per usufruire del bando né posso richiedere la sospensione del mutuo. Eppure siamo una famiglia a tutti gli effetti”.
Una situazione precaria già alle attuali condizioni, quella di A., e che si sarebbe aggravata ulteriormente se avesse fatto richiesta della cassa integrazione, come chiariscono i consiglieri M5s: “Molte famiglie non possono permettersi un taglio dello stipendio ed è opportuno che Regione tenga presente questi esempi”.
Degli Angeli e Fiasconaro quindi spiegano: “Ci sono padri di famiglia che percepiscono il reddito di cittadinanza e sono in cerca di lavoro. Non potendo accedere al fondo stanziato da Regione, non possono far fronte alle spese necessarie a garantire la continuità didattica a distanza dei propri figli”. “Le famiglie più povere – concludono – sono escluse, la Giunta dovrebbe trovare un modo per sopperire a queste gravi lacune e togliere infine il limite legato all’età di 16 anni per ricevere gli aiuti scolastici. La scuola dura fino ai 18 anni e soprattutto in previsione di esami importanti come la maturità, è fondamentale fornire il massimo sostegno a tutte le famiglie bisognose”.